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La strage di Parigi

L’Europa ancora una volta è sotto attacco.

di Redazione - sabato 14 novembre 2015 - 3231 letture

Venerdì sera, 13 novembre 2015, Parigi è stata colpita da una serie di esplosioni e sparatorie. Secondo la polizia i morti sono più di centoventi. Le agenzie di stampa parlano di “scene apocalittiche”. Il presidente François Hollande ha dichiarato lo stato d’emergenza nazionale e ha attribuito la responsabilità degli attacchi al gruppo Stato islamico.

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La solidarietà per le vittime dell’attentato di Parigi del 13 novembre 2015

I morti sono almeno 127 e i feriti 199 negli attacchi a Parigi. Ieri sera ci sono state sparatorie ed esplosioni in cinque diverse zone della capitale francese. Gli attacchi sono stati probabilmente coordinati tra loro. Nella sala da concerto Bataclan, dove 1.500 persone erano riunite per un concerto, alcuni terroristi hanno fatto irruzione e hanno sparato sulla folla uccidendo decine di persone. Almeno otto attentatori sono morti e sette di loro si sono fatti esplodere. Il presidente François Hollande ha dichiarato lo stato d’emergenza in tutto il paese e ha annunciato il ripristino dei controlli alle frontiere. Sospese le manifestazioni sportive. Chiusi i musei e il parco di divertimenti Disneyland.

Il gruppo Stato islamico rivendica gli attentati di Parigi. L’organizzazione jihadista ha confermato con un comunicato pubblicato online di aver organizzato gli attacchi della notte scorsa nella città, definita dai jihadisti “capitale dell’abominio e della perversione”. Il presidente francese François Hollande ha detto che gli attentati sono stati organizzati all’estero e ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. Un passaporto siriano è stato trovato vicino al corpo di uno degli aggressori, secondo fonti della polizia citate dall’Ap.

(Fonte: Internazionale.it)


L’ennesimo attacco

A Madrid bombe di matrice islamica l’11 marzo 2004 causarono 192 morti e oltre 2.000 feriti su binari e treni regionali della capitale spagnola nelle stazioni di Atocha, El Pozo, Santa Eugenia. Vengono ricordati anche con la formula 11-M o M-11 in parallelo con l’ 11/9 delle Torri gemelle di New York 2001.

LONDRA - Poco più di un anno dopo tocca a Londra, il 7 luglio 2005, 52 pendolari furono uccisi in quattro attentati suicidi che colpirono, nell’ora di punta, tre diverse stazioni della metropolitana e un autobus nella capitale inglese. Due le rivendicazioni, entrambe attribuite a gruppi legati ad al Qaida, come risposta al coinvolgimento britannico in Iraq e in Afghanistan. Il 21 luglio seguono altre quattro esplosioni sulla metropolitana e su un autobus, ma solo detonatori, e non ci furono vittime.

BRUXELLES - Un anno dopo, un attentato antisemita: quattro morti al museo ebraico di Bruxelles causati a colpi di kalashnikov da un ex militare francese legato all’Isis.

CHARLIE HEBDO - Si arriva a quest’anno, al 7 gennaio e alla strage (12 morti e 11 feriti) contro la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi colpevole di aver pubblicato vignette giudicate blasfeme: prima delle stragi di Parigi di questa notte, era stato entrato nei libri di storia come l’attentato terroristico col maggior numero di vittime in Francia dopo quello del 1961 durante la guerra d’Algeria (che causò 28 morti). L’attentato era stato rivendicato da Al-Qaida nella Penisola Arabica, branca yemenita dell’organizzazione. Peraltro, il 9 gennaio, un complice degli attentatori si barricò in un supermercato kosher a Porte de Vincennes, uccidendo quattro persone.

COPENAGHEN - Con il continente ancora scosso per quel sangue, un’altra capitale della libertà religiosa e di espressione viene colpita nel pomeriggio del 14 febbraio: Copenaghen, dove un attentatore uccise un civile e ferì tre poliziotti ad una conferenza in cui si celebrava la fatwa iraniana contro Salman Rushdie e la sua presunta blasfemia. La notte successiva ci fù un’altra sparatoria presso la sinagoga grande della capitale danese, dove si stava svolgendo una cerimonia ebraica, un "bar mitzvah": un componente della comunità ebraica di 37 anni rimase ferito a morte.

Fonte: La Repubblica



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