La politica italiana: proposte irricevibili e drammatiche urgenze

La proposta di trasferire alcuni ministeri a Milano è segno di ignoranza costituzionale e mancanza di buon senso
C’è da rimanere allibiti sul livello di qualità della nostra classe politica. Infatti, non passa giorno che accada qualcosa che contribuisce ad erodere ancora di più quel tenue ponte fra noi cittadini e la politica. Sembra che i nostri beneamati politici facciano a gara per raggiungere tale obiettivo. In questo campo gli specialisti delle “trovate a sensazione” sono quelli del centro-destra. Autentici campioni di un particolare torneo denominato “sparala più grossa amico!”… Trovate che denotano una totale mancanza di buon senso. Un recente esempio ci viene dal duo Berlusconi-Bossi. I leader del Pdl e della Lega sono d’accordo per trasferire al Nord alcuni ministeri. Quali? Come? Non è dato saperlo. Ne converrete che la proposta denota un’allarmante ignoranza costituzionale e una macroscopica mancanza di buon senso.
Il decentramento è iniziato nel 1970 quando furono istituite le regioni a statuto ordinario. Questo – cari Berlusconi e Bossi – lo sapevate? Si tratta di un processo ineludibile tanto che oggi il potere dei ministeri è molto meno accentuato rispetto al passato. Attualmente lo Stato si fa “sentire” con maggiore peso mediante propri uffici decentrati piuttosto che con suoi organi centrali. Gli esempi propedeutici certamente non mancano. Che bisogno c’è di trasferire a Milano il Ministero degli Interni quando il medesimo Ministero è rappresentato in loco dal Commissariato di Zona? Le scuole non sono sedi di contatto del Ministero della Pubblica Istruzione con i cittadini? Qual è la funzione delle Agenzie Regionali all’Ambiente se non quella di fare le veci del Ministero dell’Ambiente sul territorio nazionale. Per non parlare del Provveditorato Regionale ai Lavori Pubblici o dell’Ufficio Scolastico Regionale od ancora di particolari Agenzie/Autorità di bacino? Tutto questo si chiama decentramento. E’ già in atto da parecchi decenni. Dicevamo processo ineludibile. Lo è ancora di più con la c.d. “Riforma Bassanini” e l’imminente Federalismo Comunale. Quindi già l’ordinamento dello Stato prevede che – sempre lo Stato – sia disposto sul territorio in modo da essere il più vicino possibile ai cittadini. Cioè a noi. Basta leggersi la Costituzione, le norme del Diritto Amministrativo e l’ordinamento degli Enti Locali. Mi sorge il dubbio che Berlusconi e Bossi siano all’oscuro dell’esistenza della succitata normativa.
Il trasferimento di ministeri è oltremodo in antitesi con il buon senso. Vorrei capire qual è la ratio di base al porre in essere una decisione di questa portata. Uno Stato con ministeri sparsi sul territorio nazionale non esiste a tutt’oggi nel mondo. Gli Stati Uniti d’America, lo stato federale per eccellenza, prevedono una netta distinzione fra organi centrali federali e organi periferici. Fate un po’ mente locale… Come si fa a garantire un’efficace azione di governo allorquando i ministeri non si trovano nello stesso posto? Coordinare l’azione di un governo centrale con ministeri posizionati ai quattro punti cardinali non è facile e comporta un aggravio non indifferente di costi gestionali. A meno che si stabilisca – seguendo il modello svedese di organizzazione strutturale di governo – che i ministeri si occupino solo di fornire l’inquadramento normativo delegando tutto il resto alle regioni. Poi c’è un’altra considerazione da fare. I momenti di acuta difficoltà – sia nazionale che internazionale – spingono gli stati ad evitare di parcellizzare troppo il momento decisionale. C’è bisogno di decidere. Anche in fretta. Questo lo si ottiene quando il governo è sincretico dal punto di vista territoriale con i ministeri. Dilatare i tempi del momento decisionale rappresenta un pericoloso handicap. Soprattutto oggi quando gli stati sono compressi fra una globalizzazione sempre più accentuata e virulente rivendicazioni localistiche.
Cari politici, invece di trastullarvi con proposte balzane come quella evidenziata sopra, perché non vi occupate di cose più serie che contribuirebbero senza dubbio a risollevare un paese in ambasce? Vi suggerisco tre aree di intervento.
I. La Corte dei Conti ha evidenziato che la presente crisi economica rappresenterà una perdita secca per il nostro Pil di ben 160 mld di euro! 160 mld persi per sempre. Chissà quanto tempo dovremmo lavorare per recuperarli… Ciò comporterà un intervento sul bilancio dello Stato di 40 mld annui per non un numero imprecisato di anni. Avremo, pertanto, un bilancio piuttosto ingessato che non ci permetterà di attivare misure di riduzione delle tasse e di investimenti in settori strategici. In sintesi. L’Italia cammina – si fa per dire – già a passo di lumaca. Lo sarà ancora di più negli anni a venire perché i bilanci saranno impostati su un andante drammatico per tutti noi: tagli orizzontali indiscriminati.
II. Altro argomento. La Fincantieri ha annunciato la chiusura dei cantieri di Genova e Castellammare. In un attimo bel 2500 famiglie si sono ritrovate sul lastrico. Si è detto che bisogna tagliare per salvarsi. Orbene a forza di tagliare si rischia di buttare in mare non solo l’acqua sporca, ma lo stesso bambino. Come si può accettare che l’unica proposta pensabile sia quella di spegnere il futuro a 2500 famiglie? Lo sapevate che in pochi anni i 1.028 primi contribuenti italiani hanno visto aumentare i loro profitti del 40/50 per cento? Evidentemente stiamo pagando lo scotto di inesistenti politiche industriali e per la famiglia. L’economia è la scienza che analizza le varie possibilità operative di allocazione delle risorse. Una possibilità alternativa al mero licenziamento c’è. Basta avere la volontà di trovarla.
III. Infine, la Lufthansa ha deciso di chiudere il suo brand Lufthansa Italia eliminando come hub di riferimento Milano Malpensa. Si tratta di una decisione di estrema gravità. A dimostrazione del fatto che in Italia non c’è alcuna azione programmatrice in riferimento alla mobilità intermodale. Per non parlare di un’efficace politica di interconnessione del nostro sistema trasporti con quello internazionale. Il passo testé annunciato dalla Lufthansa contribuisce a renderci marginali nel complesso sistema dei collegamenti internazionali. Un danno ancora più grave in un momento in cui il nostro paese ha un disperato bisogno di essere strettamente interconnesso con quella parte di mondo dove le dinamiche economiche registrano dati statistici confortanti e positivi.
L’Italia necessita di una classe politica seria e non di trovate goliardiche degne dell’Ambra Jovinelli dei bei tempi andati…
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