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La CIA e i terroristi prigionieri: un articolo del Washington Post

Secondo fonti diplomatiche, della difesa e dell’intelligence, funzionari del governo stanno progettando soluzioni a lungo termine per la detenzione a tempo indeterminato di presunti terroristi che essi non vogliono liberare né consegnare alla giustizia statunitense o di altre nazioni.

di Redazione - mercoledì 26 gennaio 2005 - 4668 letture

Ricerca di soluzioni a lungo termine per presunti terroristi / di Dana Priest (Washington Post, gennaio 2004), traduzione dall’inglese per Girodivite di Lucia Capuana

Secondo fonti diplomatiche, della difesa e dell’intelligence, funzionari del governo stanno progettando soluzioni a lungo termine per la detenzione a tempo indeterminato di presunti terroristi che essi non vogliono liberare né consegnare alla giustizia statunitense o di altre nazioni.

Il Pentagono e la CIA hanno chiesto alla Casa Bianca di affrontare in maniera più definitiva la questione riguardante potenziali detenzioni a vita per centinaia di persone attualmente prigioniere delle forze armate e della CIA e contro le quali non si hanno prove sufficienti per un loro rinvio a giudizio. L’esito delle proposte al vaglio, che vede coinvolto anche il Dipartimento di Stato, avrebbe conseguenze sui prigionieri catturati anche nel corso di future azioni anti-terrorismo.

"Abbiamo operato in modo estemporaneo perché ciò era quanto richiesto", ha riferito un alto funzionario governativo coinvolto nei dibattiti, secondo il quale l’attuale sistema di detenzione ha creato delle tensioni nei rapporti tra gli Stati Uniti ed altre nazioni. "Ora possiamo tirare il fiato. Siamo in grado e abbiamo la necessità di prendere in considerazione soluzioni a lungo termine".

Una delle proposte che si stanno vagliando prevede il trasferimento di un cospicuo numero di detenuti Afgani, Sauditi e Yemeniti dalla prigione militare di Guantanamo Bay a Cuba in strutture penitenziarie costruite dagli Stati Uniti nelle nazioni di origine di questi detenuti. Secondo quanto riferito da un alto funzionario dell’attuale amministrazione, le prigioni sarebbero gestite da quei Paesi, tuttavia il Dipartimento di Stato, da cui proviene la proposta, chiederebbe loro di rispettare gli standard dei diritti umani monitorandone la loro effettiva applicazione.

Secondo fonti ufficiali, il Dipartimento della Difesa, che, attualmente, detiene 500 prigionieri intende chiedere al Congresso, per poter attuare un’altra proposta, lo stanziamento di $ 25 milioni per la realizzazione di una prigione di 200 posti che ospiterebbe prigionieri che molto probabilmente non saranno mai processati da un tribunale militare in quanto non si hanno prove sufficienti a loro carico per un eventuale rinvio a giudizio.

La nuova prigione, denominata Campo 6, affermano le fonti, consentirebbe ai reclusi maggiore libertà e maggiori comfort rispetto a quelli di cui godono attualmente, e verrebbe progettata per coloro che il governo ormai ritiene abbiano esaurito le informazioni da fornire all’intelligence. La prigione verrebbe costruita secondo il modello statunitense ed i reclusi potrebbero socializzare tra di loro.

"Poiché la guerra globale al terrorismo è un’impresa a lungo termine, sembra logico pensare a soluzioni a lungo termine" dice Bryan Whitman, portavoce del Pentagono, e aggiunge, "Questo è stato un processo in continua evoluzione ma adesso siamo al punto in cui bisogna chiedersi, ’come affrontare la questione guardando al futuro?’"

Il governo ritiene che i detenuti della CIA pongano il problema più grosso in termini di reclusione. Dall’11 settembre 2001 la CIA si affanna a trovare luoghi sicuri fuori dai confini statunitensi dove trattenere e interrogare i loro presunti terroristi senza essere scoperti e senza dover garantire loro dei processi.

. Si sa poco sui prigionieri della CIA, sulle loro condizioni di detenzione, sulle procedure adottate per decidere quanto tempo dovranno essere trattenuti o quando potranno essere rilasciati. Tutto ciò ha scatenato aspre critiche da parte di gruppi impegnati nella difesa dei diritti umani, nonché da alcuni rappresentanti del Congresso e dell’amministrazione, i quali affermano che una scarsa sorveglianza per la tutela e la carenza di un attento esame della situazione facciano correre rischi inaccettabili di possibili abusi.

Il deputato della California, Jane Harman, in qualità di vice presidente della commissione d’intelligence della Camera dei rappresentanti ha ricevuto delle relazioni ’classificate’ sui detenuti CIA e sui metodi utilizzati dalla CIA per gli interrogatori, tenendo conto che si tratta di detenzione a lungo termine, dice "Penso sia necessario avviare un dibattito pubblico circa la reale possibilità di tenere l’intero sistema segreto. I particolari relativi al sistema potrebbero dover rimanere segreti", sostiene Harman. Tutt’al più, ha detto, si potrebbero registrare i detenuti per monitorare e tenere sotto controllo il trattamento a cui sono sottoposti. "La situazione è complessa. Non vogliamo creare una burocrazia che finisca col rendere impossibile la tutela delle fonti e degli informatori che operano all’interno di gruppi in cui noi vogliamo infiltrarci".

Si ritiene che la CIA trattenga meno di tre dozzine di capi riconosciuti di Al Qaeda, la maggior parte, se non tutti quelli che sono stati finora catturati, tra cui Khalid Sheik Mohammed, Ramzi Binalshibh, Abu Zubaida ed il capo dei terroristi dell’Asia mediorientale, Nurjaman Riduan Isamuddin, detto Hambali.

Le strutture detentive della CIA sono state identificate in un angolo off-limits della base aerea di Bagram in Afghanistan, sulle navi in mare aperto, e sull’isola britannica nell’oceano Indiano, Diego Garcia. Il mese scorso il "Washington Post" ha riferito che la CIA aveva, inoltre, un’altra struttura all’interno del complesso assegnato al pentagono a Guantanamo Bay, Cuba, tuttavia non è certo che questa venga ancora utilizzata.

A seguito dello scandalo della prigione di Abu Ghraib apparati delle forze armate, al contrario della CIA, hanno ’de-classificato’ e prodotto centinaia di pagine di documenti che illustrano le procedure applicate per gli interrogatori e concernenti la detenzione. Inoltre ai detenuti catturati dalle forze armate viene garantita la possibilità di ricorrere alla Commissione Internazionale della Croce Rossa e in seguito ad una sentenza della Corte Suprema statunitense possono avvalersi del diritto di contestare la loro detenzione presso un tribunale federale.

Per quanto invece riguarda le pratiche detentive applicate dalla CIA non vi è stata alcuna discussione al Congresso, fonti ufficiali del Congresso riferiscono che sulla questione la CIA si è limitata a fornire relazioni troppo superficiali e solo ai presidenti e vice-presidenti delle commissioni sull’intelligence di Camera e Senato.

Un funzionario della CIA ha riferito che l’agenzia aveva ventilato la proposta di costruire un carcere in una zona isolata e segreta. Proposta che è stata immediatamente respinta perché impraticabile.

La CIA ha tentato di affrontare la questione trasferendo i prigionieri da loro catturati in Paesi disposti a trattenerli a tempo indeterminato senza che sia loro garantito un processo. I trasferimenti, denominati "consegne", sono regolati da accordi esistenti tra gli Stati Uniti e altre nazioni come l’Egitto, la Giordania e l’Afghanistan che acconsentono di trattenere, a tempo indeterminato, nelle loro strutture e sotto custodia dei loro servizi di sicurezza certi presunti terroristi, consentendo alla CIA e ad ufficiali di liaison stranieri di interrogarli.

Questa pratica è stata contestata da gruppi che sostengono le libertà civili e da altri, che indicano come alcune di queste nazioni hanno dei primati negativi circa il rispetto dei diritti umani e che, pertanto, vengono condannati nei rapporti annuali del Dipartimento di Stato.

Fonti ufficiali riferiscono che queste ’consegne’ sono state messe in atto inizialmente negli anni ’90 come uno strumento di cattura all’estero di criminali quali i signori della droga, che venivano poi ’consegnati’ alla giustizia di tribunali statunitensi o di altri Paesi. A partire dal 2001 questa pratica è stata inasprita al fine di evitare che i prigionieri venissero processati o rimessi in libertà.

Un funzionario della CIA coinvolto in questa pratica ha asserito che "l’intera questione è diventata una forma di corruzione della ’consegna’" e continua "non si tratta di consegnare alla giustizia, bensì di rapimento".

Tuttavia alti funzionari dell’intelligence ed altri esperti, al pari di quanto dichiarato dall’ex direttore della CIA, George J. Tenet, durante la sua testimonianza resa al Congresso, affermano che le ’consegne’ sono uno strumento efficace per smantellare le cellule terroriste e per persuadere i detenuti a rivelare informazioni in loro possesso.

"Le ’consegne’ sono il modo più efficace per trattenere le persone" dice Rohan Gunaratna, autore del libro Inside al Qaeda. Global Network of Terror. La minaccia di trasferire qualcuno in una di queste nazioni è un’arma molto importante. In Europa, gli interrogatori dei detenuti non hanno fornito quasi nessuna informazione "perché lì non viene usata la minaccia di mandare i detenuti in Paesi in cui è più che probabile che vengano torturati.


Versione originale dell’articolo


Long-Term Plan Sought For Terror Suspects By Dana Priest

Administration officials are preparing long-range plans for indefinitely imprisoning suspected terrorists whom they do not want to set free or turn over to courts in the United States or other countries, according to intelligence, defense and diplomatic officials. The Pentagon and the CIA have asked the White House to decide on a more permanent approach for potentially lifetime detentions, including for hundreds of people now in military and CIA custody whom the government does not have enough evidence to charge in courts. The outcome of the review, which also involves the State Department, would also affect those expected to be captured in the course of future counterterrorism operations. "We’ve been operating in the moment because that’s what has been required," said a senior administration official involved in the discussions, who said the current detention system has strained relations between the United States and other countries. "Now we can take a breath. We have the ability and need to look at long-term solutions." One proposal under review is the transfer of large numbers of Afghan, Saudi and Yemeni detainees from the military’s Guantanamo Bay, Cuba, detention center into new U.S.-built prisons in their home countries. The prisons would be operated by those countries, but the State Department, where this idea originated, would ask them to abide by recognized human rights standards and would monitor compliance, the senior administration official said. As part of a solution, the Defense Department, which holds 500 prisoners at Guantanamo Bay, plans to ask Congress for $25 million to build a 200-bed prison to hold detainees who are unlikely to ever go through a military tribunal for lack of evidence, according to defense officials. The new prison, dubbed Camp 6, would allow inmates more comfort and freedom than they have now, and would be designed for prisoners the government believes have no more intelligence to share, the officials said. It would be modeled on a U.S. prison and would allow socializing among inmates. "Since global war on terror is a long-term effort, it makes sense for us to be looking at solutions for long-term problems," said Bryan Whitman, a Pentagon spokesman. "This has been evolutionary, but we are at a point in time where we have to say, ’How do you deal with them in the long term?’ " The administration considers its toughest detention problem to involve the prisoners held by the CIA. The CIA has been scurrying since Sept. 11, 2001, to find secure locations abroad where it could detain and interrogate captives without risk of discovery, and without having to give them access to legal proceedings. Little is known about the CIA’s captives, the conditions under which they are kept — or the procedures used to decide how long they are held or when they may be freed. That has prompted criticism from human rights groups, and from some in Congress and the administration, who say the lack of scrutiny or oversight creates an unacceptable risk of abuse. Rep. Jane Harman (D-Calif.), vice chairman of the House intelligence committee who has received classified briefings on the CIA’s detainees and interrogation methods, said that given the long-term nature of the detention situation, "I think there should be a public debate about whether the entire system should be secret. "The details about the system may need to remain secret," Harman said. At the least, she said, detainees should be registered so that their treatment can be tracked and monitored within the government. "This is complicated. We don’t want to set up a bureaucracy that ends up making it impossible to protect sources and informants who operate within the groups we want to penetrate." The CIA is believed to be holding fewer than three dozen al Qaeda leaders in prison. The agency holds most, if not all, of the top captured al Qaeda leaders, including Khalid Sheik Mohammed, Ramzi Binalshibh, Abu Zubaida and the lead Southeast Asia terrorist, Nurjaman Riduan Isamuddin, known as Hambali. CIA detention facilities have been located on an off-limits corner of the Bagram air base in Afghanistan, on ships at sea and on Britain’s Diego Garcia island in the Indian Ocean. The Washington Post reported last month that the CIA has also maintained a facility within the Pentagon’s Guantanamo Bay complex, though it is unclear whether it is still in use. In contrast to the CIA, the military produced and declassified hundreds of pages of documents about its detention and interrogation procedures after the Abu Ghraib prison scandal. And the military detainees are guaranteed access to the International Committee of the Red Cross and, as a result of a U.S. Supreme Court ruling, have the right to challenge their imprisonment in federal court. But no public hearings in Congress have been held on CIA detention practices, and congressional officials say CIA briefings on the subject have been too superficial and were limited to the chairman and vice chairman of the House and Senate intelligence committees. The CIA had floated a proposal to build an isolated prison with the intent of keeping it secret, one intelligence official said. That was dismissed immediately as impractical. One approach used by the CIA has been to transfer captives it picks up abroad to third countries willing to hold them indefinitely and without public proceedings. The transfers, called "renditions," depend on arrangements between the United States and other countries, such as Egypt, Jordan and Afghanistan, that agree to have local security services hold certain terror suspects in their facilities for interrogation by CIA and foreign liaison officers. The practice has been criticized by civil liberties groups and others, who point out that some of the countries have human rights records that are criticized by the State Department in annual reports. Renditions originated in the 1990s as a way of picking up criminals abroad, such as drug kingpins, and delivering them to courts in the United States or other countries. Since 2001, the practice has been used to make certain detainees do not go to court or go back on the streets, officials said. "The whole idea has become a corruption of renditions," said one CIA officer who has been involved in the practice. "It’s not rendering to justice, it’s kidnapping." But top intelligence officials and other experts, including former CIA director George J. Tenet in his testimony before Congress, say renditions are an effective method of disrupting terrorist cells and persuading detainees to reveal information. "Renditions are the most effective way to hold people," said Rohan Gunaratna, author of "Inside al Qaeda: Global Network of Terror." "The threat of sending someone to one of these countries is very important. In Europe, the custodial interrogations have yielded almost nothing" because they do not use the threat of sending detainees to a country where they are likely to be tortured. e-mail newsletters:

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