L’Italia a stelle e strisce
Un comunicato della Federazione Anarchica Italiana
Il più recente comunicato della FAI ha la chiarezza della verità. Lo segnalo ai lettori di questa rubrica.
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Nel via libera del governo Prodi all’ampliamento della base militare Usa di Vicenza si condensano nello stesso tempo tutto il servilismo, la pusillanimità e la dedizione ai propri interessi della classe di governo di questo paese. Si riconferma, ancora una volta, il vassallaggio italiano nei confronti del padrone statunitense e non si esita a consegnare alle forze armate USA un’estesa porzione di territorio, imponendo la militarizzazione di uno scalo aereo civile con la costruzione di un’ulteriore base destinata ad ospitare 4.500 soldati della 173.ma Brigata aviotrasportata, quella impegnata in tutti i massacri collettivi che insanguinano il Medioriente, dall’Afghanistan all’Iraq. Ipocritamente, lo stesso presidente del consiglio Romano Prodi e il ministro degli esteri Massimo D’Alema hanno fatto finta di lavarsi le mani su una decisione che - a loro dire - non spetterebbe al governo centrale bensì alle amministrazioni locali e poi hanno scaricato la responsabilità sul governo Berlusconi. Così, hanno fatto riferimento a una presunta volontà popolare che si sarebbe espressa con un voto favorevole del consiglio comunale di Vicenza alla costruzione di Ederle 2, suggerendo persino agli amministratori di indire un referendum consultivo. E per accreditarsi ulteriormente agli occhi del governo statunitense come partner serio e affidabile nella gestione della guerra globale e permanente, il governo Prodi si è assicurato l’acquisto (per un totale di trenta milioni di euro depredati da salari e pensioni dei lavoratori) di un centinaio di micidiali caccia F-35 di produzione Lockheed i cui modelli destinati al mercato europeo verranno assemblati nell’aeroporto militare di Cameri, vicino Novara. In questo indegno gioco delle parti, l’unica volontà popolare che si è espressa autenticamente e senza infingimenti è quella dei comitati popolari vicentini che da mesi lottano per impedire l’ennesimo scempio militarista nella loro città. Le manifestazioni di protesta del 16 gennaio, il blocco dei binari e il presidio permanente all’aeroporto Dal Molin sono la migliore risposta alla protervia di questo governo e di questa maggioranza parlamentare e costituiscono la logica e coerente prosecuzione di una lotta che ha avuto nella mobilitazione nazionale dello scorso dicembre il suo momento più alto e significativo. Esprimiamo massima solidarietà alla Vicenza che resiste e si oppone alla realizzazione di Ederle 2 e ribadiamo l’impegno antimilitarista delle anarchiche e degli anarchici contro ogni guerra, appoggiando la proposta di sciopero generale.
Commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI
21/01/2007
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Segnalo anche –su girodivite- la cronaca del Convegno su Terra e libertà, da Vicenza a Sigonella, che conferma quanto si sostiene nel comunicato della FAI.
Aggiungo solo che la Costituzione -«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (art. 11)- viene prima della "potenza internazionale" dell’Italia, della obbedienza a scelte profondamente sbagliate dell’attuale o di altri governi, degli (immensi) interessi economici e speculativi. E la vita delle persone (la pace) viene prima di ogni altro interesse. In ogni caso, questa maggioranza è stata votata su altre "basi". E pacta sunt servanda anche verso gli elettori e non solo verso i padroni del mondo.
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[Ricevo e volentieri inserisco qui un testo firmato da cittadini statunitensi].
LETTERA APERTA ALL’AMBASCIATORE STATUNITENSE IN ITALIA, IN OCCASIONE DELLA SUA PRESENZA A FIRENZE, A PROPOSITO DELL’"ANTI-AMERICANISMO"
Firenze, 12 febbraio 2007
All’Ambasciatore Ronald Spogli - Ambasciata statunitense, Roma
Egregio Ambasciatore,
Come cittadini statunitensi in Italia Le scriviamo per chiedere una fine alle ingerenze della nostra Ambasciata nella vita politica dell’Italia.
La sua lettera firmata da altri quattro ambasciatori per fare pressione sul Governo italiano perché continui la sua partecipazione alla guerra in Afghanistan è stata una inaudita e inaccettabile interferenza dell’Ambasciata USA nella dialettica democratica di questo paese, oltre a suonare offensiva alla grande maggioranza degli italiani che secondo i sondaggi vorrebbero il ritiro delle truppe italiane anche in rispetto dell’Art. 11 della Costituzione che dichiara che "L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali."
Poi, pochi giorni dopo, l’Ambasciata USA ha compiuto a parere nostro una seconda grave scorrettezza. Ha inviata a noi statunitensi in Italia una lettera di avvertimento di possibile pericolo per noi qualora volessimo andare a Vicenza il 17 febbraio per protestare, insieme ai cittadini italiani, contro la creazione di una megabase USA, la più grande base offensiva all’estero. Questa manifestazione viene caratterizzata come "anti-statunitense" dalla lettera che consiglia a tutti di stare lontano dalla città dal 16 al 18 febbraio per evitare di diventare "bersagli di manifestanti anti-USA".
I contenuti della lettera non corrispondono alla realtà, diffondono paura e ignoranza, offendono l’intelligenza degli statunitensi in Italia e la realtà democratica della società italiana.
Prima di tutto, la manifestazione del 17 febbraio non è anti- statunitense; è contro la richiesta da parte del Governo USA di costruire una nuova megabase statunitense nei pressi del centro della città di Vicenza, città riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale dell’umanità. La verità è che la stragrande maggioranza dei vicentini e del popolo italiano intero non vuole questa ennesima base USA (siamo già presenti in Italia con circa 20 installazioni militari). Il 2 dicembre 2006 circa 30.000 persone hanno manifestato a Vicenza contro la base con un bel corteo colorato e pacifico al quale delegazioni di cittadini statunitensi di Firenze e Roma hanno partecipato senza mai incontrare episodi "anti-USA". Anzi, la nostra presenza è stata molto apprezzata.
Distribuire una lettera ai cittadini per dire che corrono dei pericoli in Italia a causa di una manifestazione politica è un tentativo neppure troppo nascosto di scoraggiare o addirittura mettere il bavaglio ai cittadini che vorrebbero esprimere il loro dissenso dalle politiche di guerra e di occupazione dell’amministrazione Bush.
Lei, Ambasciatore, certamente rappresenta il governo di Bush e Cheney, ma le ultime elezioni federali negli USA dimostrano che quel governo non rappresenta più la maggioranza del nostro popolo, soprattutto per quel che riguarda la politica estera e la guerra. La società USA è profondamente malata di militarismo e, sempre di più, i nostri concittadini dicono basta!
Alle manifestazioni contro le basi, come a Vicenza o a Camp Darby o ad Aviano o a Sigonella, alle manifestazioni contro la guerra, qui in Italia e in tanti altri paesi come negli USA (le centinaia di migliaia di manifestanti a Washington e in altre città USA il 27 gennaio scorso erano dei pericolosi anti-americani?), la gente protesta non contro il popolo statunitense ma contro la violenza delle guerre e delle occupazioni militari sostenute dal governo USA in Iraq (più di 655.000 morti dall’inizio della guerra) ma anche in Afghanistan e Palestina. Protesta contro la militarizzazione del territorio e dell’economia, contro la presenza di basi straniere con lo stoccaggio di armi nucleari e all’uranio impoverito. Come Amnesty International chiede la chiusura del campo di Guantanamo e di tutte le carceri segrete e la fine dei voli segreti della CIA ( p.e. il caso di Abu Omar), oltre alla fine della pratica della tortura e la violazione dei diritti umani (sono richieste "anti-americane"?). Chiede un altro mondo possibile con una nuova cultura di pace e giustizia globale.
Noi cittadini statunitensi in Italia, come milioni di altri concittadini negli U.S.A., ci opponiamo alla politica di guerre all’estero e di cancellazione dei diritti civili nel nostro paese portata avanti dal governo di Bush e Cheney mentre seri problemi sociali vengono ignorati. Negli USA abbiamo il peggior sistema sanitario del mondo occidentale con circa 50 milioni di persone senza assicurazione sanitaria. Abbiamo il più alto numero di persone in carcere e il più alto tasso di incarcerazione di tutto il mondo (siamo 5% della popolazione globale con 25% degli incarcerati), con più di 4.000 persone nel bracio della morte. Chiediamo risorse non per le forze armate ma per la sanità, la scuola, l’ambiente, il lavoro, la ricostruzione delle città, il trasporto pubblico, la solidarietà con il resto del mondo.
Quarant’anni fa ai tempi della guerra in Vietnam, Martin Luther King dichiarò: "Siamo al punto, nelle nostre vite, in cui bisogna agire in prima persona affinchè il nostro paese soppravviva alla propria follia. Ogni uomo con le convinzioni umane deve decidere la protesta che meglio si adatta alle sue convinzioni, ma dobbiamo tutti protestare." E aggiunse: "Viene il momento in cui il silenzio è tradimento."
Noi cittadini statunitensi in Italia il 17 febbraio saremo presenti a Vicenza perché a parere nostro la manifestazione contro le basi e contro le guerre è una manifestazione di sostegno anche alla maggioranza dei cittadini statunitensi che desidera un cambio di rotta nella politica statunitense – all’estero e in paese.
Le chiediamo pertanto di inviare una lettera di rettifica ai nostri concittadini in Italia per dire che la manifestazione del 17 a Vicenza, lontano da rappresentare un fenomeno di "anti-americanismo", sentimento assai poco diffuso in Italia e soprattutto fra il popolo della pace, rappresenta invece un prezioso esempio di esercizio di un diritto democratico fondamentale al quale gli statunitensi in Italia parteciperanno e sono invitati a partecipare.
per la pace,
Statunitensi contro la guerra (Firenze) comiraqusa@yahoo.it
Statunitensi per la pace e la giustizia (Roma)
info@peaceandjustice.it - http://www.peaceandjustice.it
P.S. Cogliamo l’occasione per ricordare che il caso dell’omicidio volontario a Baghdad dell’agente italiano Nicola Calipari e il tentato omicidio di Giuliana Sgrena non è chiuso e chiediamo la piena collaborazione del nostro governo con le autorità giudiziarie italiane.
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Il 17 febbraio mi troverò a Vicenza per prendere parte alla manifestazione contro il cosiddetto ‘allargamento della base americana’ che per la precisione è la costruzione di un nuovo insediamento aeroportuale militare. Ho deciso di condividere il mio pensiero in proposito ma non per convincere persone indecise riluttanti o di diverso avviso, nemmeno in modo velato. Non credo che la massa possa influire sulla politica né che una concentrazione di pensanti possa salvare o migliorare il mondo.
Le ragioni per le quali vado non avrebbero meno validità se mi trovassi a Vicenza da solo; sarebbero in un certo senso ancora più forti perché per me si tratterà di un atto individuale e non di una ’partecipazione’. Chiarisco che non ho paura delle radiazioni né dei rischi cui ci espone quella presenza in caso di guerra e che il rumore dei jet non mi impressiona e non mi dà nemmeno fastidio. Non sono contro la guerra e la violenza per principi astratti, non sono pacifista e non ho mai esposto bandiere arcobaleno. La complicità scoperta o indiretta di tutte le parti politiche istituzionali con quello contro cui manifesterò a Vicenza mi libera dal sospetto di qualsiasi malintesa appartenenza o simpatia partitica o ideologica.
La ragione non è che quella base rappresenti le guerre o una guerra: le ’supposte atomiche’, e non, che troveranno posto a Vicenza serviranno a imminenti guerre di aggressione -come quelle già state o in atto- contro popoli che non minacciano noi né ‘quelli’ della base e che forse nemmeno ci conoscono. Alle quali il paese il cui nome ho sul passaporto sarà complice attivo o vigliaccamente passivo, celando le proprie vergogne dietro il termine ’alleanza’ e altre forme di viltà verbale. Aggiungo chiaro chiaro, all’indicativo: non credo alle reti terroristiche internazionali (che delle guerre e della relativa propaganda sono passate come ’ratio’); credo che la violenza che ad esse viene associata la creino e la controllino loro; ’loro’, quelli della base. Credo che ci saranno popoli e territori che le bombe di Vicenza se le prenderanno e popoli che per ragioni non nobili le lanceranno o che per ragioni meno nobili ancora terranno loro il sacco; a ognuno decidere da che parte stare, ove anche la passività è una scelta.
A quanti hanno pubblicamente pianto il timore di perdere il ’business’ che la base porta, e i guadagni a venire che porterà, prendo il respiro e dico: non provo nemmeno vergogna per voi perché non siete uomini. Non siete persone. Cani (salvo il rispetto per i cani, da sempre vittime delle metafore) che sperano di leccare sotto il tavolo briciole del pasto dell’imperatore cannibale: estremo di degrado. Il mio diventa per catena logica anche uno statement di apolidismo. I mercenari chiamati ’nostri’ soldati dagli individui che calcano il mio stesso suolo e dai media nei quali si riconoscono schiantano la mia appartenenza a qualsiasi ’nostrità’; almeno a quella riferita ai sudditi di una signoria periferica che trova fonte di esistenza nella sottomissione piatta e completa al feudatario. Il ’mio’ popolo resiste con le armi e le parole a distruzioni e deportazioni, ai linciaggi morali, a diserbanti culturali e sociali, alle merci, alle morali imposte e anche alla monocultura della ’democrazia’; è sbriciolato e attivo in città, deserti, monti e foreste di tutto il mondo. È più libero di chi nelle nazioni ’libere’ lascia con indifferenza che si torni a criminalizzare e sanzionare l’espressione stessa delle opinioni personali e del dissenso in nome di ’verità’ dogmatiche. Tra breve l’unica cosa che sarà concessa e prevista nell’Europa del pensiero liberale e della ragione critica sarà di reiterare piatte apologie della morale dei vincitori.
Allora, parteciperò a una manifestazione ’di massa’ con la manifestazione di alcuni principi individuali. Perché è in gioco la coscienza del valore della propria esistenza umana. Le pecore si dibattono debolmente sotto la tosatura; alcuni cercano di dibattersi meno debolmente possibile. ’To take a stand’, compiere azioni simboliche di affermazione individuale può sembrare una sublimazione dell’impotenza del singolo. Forse lo è. Ma serve: come esercizio, tra l’altro, per ricordare di quel filosofo italiano che raccomandava di non sopravvivere alla propria dignità. Siamo in guerra, abbiamo un nemico. Poiché il nemico è in casa, servito e riverito, io andrò a mostrare che non lo riverisco. Tanto basterebbe.
Raffaello Bisso
febbraio 2007
Come non imparare mai
Ricordo una governance D’Alema-Prodi che cercò di giustificare la partecipazione ai bombardamenti NATO su Belgrado come "difesa avanzata" del territorio italiano. Il più grande partito comunista d’occidente si faceva corresponsabile dell’attacco all’ultimo partito comunista al governo in Europa. Poco dopo cadde il loro governo e successivamente una quota significativa dell’elettorato di sinistra si astenne dalle elezioni sancendo la fine di un certo tipo di governare del centro-sinistra e della sua politica estera. Si spera sempre che l’esperienza passata possa essere d’esempio, ma evidentemente D’Alema e Prodi sono dei cattivi alunni, proprio non imparano. In ogni campo non è stato avvertito un segno significativo di discontinuità con il governo precedente: scuola, giustizia, politica estera e quanto altro.
Politica estera: * sei mesi per ritirarsi dall’Irak, poche settimane meno di quanto promesso da Berlusconi, ( gli spagnoli impiegarono 15 giorni, i giapponesi 7); militari italiani , ancora operativi sotto il nuovo governo, che vengono uccisi mentre fanno da guardia ad un convoglio di armi americane. Ma ancor più grave, il riconoscimento che l’operazione militare in Irak, anche da parte del Governo Berlusconi, era una missione di pace. In continuità.
* Continuità col governo precedente nel sostegno alla missione in Afghanistan, con nuove vittime afghane, e nuovi sprechi di denaro pubblico. Questa estate il ministro Parisi voleva mandare in missione di pace anche alcuni aerei bombardieri. La missione militare italiana in Afghanistan costa 300 milioni di euro di denaro pubblico all’anno per le spese di mantenimento truppe e mezzi. Per mantenere 3 ospedali di standard occidentale, un centro di maternità, 27 cliniche e posti di pronto soccorso e un programma di assistenza sanitaria nelle carceri, costa a una Ong italiana 6 milioni di euro all’anno. Queste cifre più di ogni altra rivelano il carattere militare della missione di pace. Lo stesso Gino Strada conferma che le condizioni generali della popolazione afghana, e anche delle donne, sono peggiorate rispetto al passato.
* il sostegno italiano al presidente afgano Hamid Kharzai (ex consulente della compagnia petrolifera Usa Unocal e del Pentagono), e indirettamente a suo fratello Walid Karzai, (uno dei maggiori trafficanti d’oppio del paese) come dimostrazione ancora di sudditanza verso gli USA e di divisione dei ruoli tra occidentali nella NATO. In continuità col governo precedente. Ora le truppe NATO sono poste sotto il comando di un generale americano sotto inchiesta per morti sotto tortura avvenute nelle sue caserme.
* Impegno in Libano: poteva essere il pretesto per spostare le truppe dall’ Afghanistan, il denaro pubblico per la missione è stato trovato immediatamente (sic!), nessuna delle oltre 140 violazioni israeliane della tregua è stata contrastata; staremo invece a vedere quando le violazioni le faranno gli hezbollah...
* Espansione della base militare USA di Vicenza, a realizzazione ed in continuità con gli impegni presi dal Governo precedente. Abbiamo negli occhi le immagini della felicità con cui D’Alema garantiva e rassicurava prontamente Condoliza Rice suul’espansione della Base Usa e sull’impegno di truppe in Afghanistan, senza neppure porsi il problema di consultarsi con gli alleati e di rendere conto alle milioni di persone che hanno manifestato in passato contro la guerra.
E così da Belgrado all’Afghanistan la lezione è servita a niente: D’Alema e Prodi non imparano e così facendo portano il popolo di sinistra alla sconfitta. Viene il sospetto che lo facciano volontariamente, sempre e comunque; magari questa volta per inglobare l’UDC o per scimmiottare la "grande coalizione" tedesca Ma il popolo di sinistra, quando va a votare, non ha abbastanza peli sullo stomaco per turarsi il naso ed una parte significativa non ci andrà; la tendenza è in crescita vertiginosa ed il tempo per cambiare è poco. Se mai esiste una voglia di cambiare, cosa in cui non credo, purtroppo.