Il terrore di Israele
Nessuno canterà i bambini di Cana...
37 bambini massacrati dall’esercito di Israele a Cana, nella notte. E sono gli ultimi di una lunga serie. I soccorsi resi impossibili dai bombardamenti che proseguivano. Come a Dresda nel 1945: prima la città rasa al suolo e poi altre bombe sui soccorritori, vittime a loro volta.
Su Repubblica si leggono alcune reazioni:
«Il ministro dell’Ambiente inglese Margaret Beckett disapprova l’azione israeliana su Cana: “È assolutamente spaventoso, è orribile. Abbiamo ripetutamente detto a Israele di agire in modo proporzionato”.
Il ministro dell’informazione libanese Ghazi Aradi ha affermato che “questo attacco barbaro, razzista e criminale israeliano è stato compiuto contro dei civili innocenti. Gli israeliani non hanno alcun motivo per agire in questo modo. È un atto criminale che sta punendo tutta la popolazione del Sud”
La Commissione europea ha definito il raid aereo israeliano nel sud del Libano “raccapricciante”
Il segretario generale Kofi Annan ha chiesto al Consiglio di condannare Israele per l’attacco di Cana - “nei termini più forti possibili”, ha precisato - e di chiedere un immediato cessate il fuoco».
Ma sono decenni che Israele fa la guerra in questo modo, nel totale disprezzo dell’umanità. Perché è uno degli Stati più razzisti che ci siano al mondo, fondato sul sionismo (in una risoluzione dell’ONU del 1975 equiparato appunto al razzismo) e cioè sulla convinzione di essere il popolo eletto da Dio, mentre tutti gli altri sono goijm, gentili, idolatri, impuri.
L’informazione asservita agli Stati Uniti definisce le vittime con l’appellativo di terroristi mentre i terroristi si presentano quali vittime. Come scrive Marino Badiale in una sua breve ma densa Lettera sugli attuali scontri nel Medio Oriente:
«Alcune parti politiche arabe o islamiche affermano di non riconoscere lo stato di Israele, ma queste sono parole di scarsa importanza, almeno finché permangono i rapporti di forza di cui si è detto. I fatti sono che lo stato di Israele esiste ed è uno degli stati più potenti della regione. Lo stato al quale non viene, nella realtà, riconosciuto il diritto all’esistenza è lo stato palestinese che infatti, nella realtà, non esiste, e non esiste perché Israele ne impedisce l’esistenza. Chiedere agli oppressi di “riconoscere” l’oppressore è un altro rovesciamento della ragione.
Infine l’ultima distorsione fondamentale è legata all’uso della nozione di “terrorismo”. Si tratta di una parola priva di un preciso significato, per la quale non esiste una definizione sensata e internazionalmente accettata. Tale espressione è una scatola vuota che ciascuna parte riempie secondo i propri interessi. Se solo si prova a dare un significato preciso a tale espressione si hanno immediatamente conseguenze che evidenziano le distorsioni del dibattito attuale: se per esempio si accetta l’idea che si abbia terrorismo quando vi sono azioni militari contro civili, allora non sono terrorismo gli attacchi ai soldati israeliani da parte di palestinesi e Hezbollah, mentre l’aggressione israeliana a Gaza e al Libano, che ha fatto vittime civili, è terrorismo».
È lo stesso terrore della strage di My Lai in Vietnam, lo stesso terrore di Hiroshima e Nagasaki -bombe atomiche sganciate quando il Giappone in pratica si era già arreso e allo scopo di far capire all’Unione Sovietica chi avrebbe dominato il futuro-, lo stesso terrore di una Baghdad ridotta dall’occupazione anglo-statunitense a un deserto in nome della “democrazia”; lo stesso terrore che il 6 agosto del 1943 si espresse nel bombardamento alleato dell’ospedale di Bronte, in Sicilia, il mio paese e che a noi bambini negli anni Sessanta faceva ancora recitare -alla vista di un aereo nel cielo- la filastrocca «L’apparecchiu miricanu jecca bumbi e s’ndi va» (L’aeroplano americano butta bombe e se ne vola via).
Gli Stati Uniti e Israele rappresentano la più feroce macchina di morte che oggi ci sia al mondo. Ma nessuno canterà i bambini di Cana in poesie, romanzi, musiche, film.
Nessuno domanderà “se questo è un uomo”, dei corpi di bambini, donne, vecchi di Sabra e Shatila nel 1982 e di quelli di oggi, ridotti a poltiglia.
Nessuno si chiederà, come fece Adorno di Auschwitz, se dopo questi eventi si possano ancora scrivere poesie.
Nessuno.
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Il tempo passa per amare.
Il tempo passa per gridare.
Il tempo per tutti si conclude nell’odiare.
Il tempo per tutti si conclude in quale amore?
Non basta un sonno per scordare.
Non basta solo ricordare.
La vita bussa, non ha l’aspetto di cenciosa.
Ecco viene per estrarci dal petto un cuore pieno di putride vicende.
La vita vince comunque.
(i bambini fanno solo domande..)
Il tempo passa per amare.
Il tempo passa per gridare.
Il tempo si conclude nell’odiare.
Il tempo si conclude..
In quale amore?
Non basta un sogno per scordare.
Non basta solo ricordare.
La vita bussa.
Non ha l’aspetto di cenciosa.
Ecco viene.
Estrae dal nostro petto
un cuore pieno
di putride vicende.
E vince.
Comunque.