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"Il sergente della neve" alle Ciminiere con Marco Paolini

...riflessione su vanagloria e stupidità dei guerrafondai, per due ore consecutive.

di Maria Gabriella Canfarelli - mercoledì 8 dicembre 2004 - 11857 letture

Marco Paolini per "Gesti". Alle Ciminiere, due ore con "Il Sergente"

Da una storia vera, diario di un sergente maggiore, soldato della grande guerra scampato alla tragica ritirata di Russia tra la fine del ’42 e l’inizio del 43, Marco Paolini ha portato in scena alle Ciminiere la drammaturgia tratta da "Il Sergente nella neve", dello scrittore Mario Rigoni Stern, l’alpino che ebbe la responsabilità di portare i suoi compagni di là dalle linee nemiche, lontano dalla trincea e dai quaranta gradi sotto zero.

Memoria vivissima e dolente - pure con l’ironia con cui Paolini dà voce e corpo all’invettiva contro la guerra - di un diario che Elio Vittorini fece pubblicare nel 1953 per Einaudi nella collana "I Gettoni", ripubblicato nel 2001 dalla stessa casa editrice in occasione degli ottant’anni dell’autore.

Marco Paolini, attore, autore e regista, ne ha tratto un monologo stimolante per la rassegna "Gesti", diretta da Guglielmo Ferro e organizzata dall’assessorato alla Cultura della Provincia regionale di Catania con la collaborazione di Zo, mettendo la sua arte e il suo talento indiscussi al servizio d’una riflessione su vanagloria e stupidità dei guerrafondai, per due ore consecutive. I ritratti da lui interpretati, personaggi oscillanti tra speranza e ricordi d’una lontana pace familiare, il tentativo di mantenere una dignità che possa dirsi ancora umana, non ancora del tutto compromessa da un tangibile orrore, hanno il colore d’una sanguinosa attualità.

Al fronte, questa umanità sospesa tra vita e morte, mentre sull’opposta riva del Don i soldati russi (altra umanità) la tiene sotto tiro, riflette sulle proprie armi inadeguate (una mitraglietta di fine ottocento, usata per la prima Guerra Mondiale, che gli italiani chiamano ironicamente "la capra"), come inadeguato il vestiario, insufficiente il vitto, e si aggrappa alla speranza del ritorno. Sono uomini mandati allo sbaraglio, talvolta confortati dalla esorcizzante allegria del piemontese Tourn o dal calmo comportamento del flemmatico caporale Pintossi. Ma in questa galleria di tipi umani, anche il cupo e taciturno Lombardi, il generoso Cenci, il tenente malato Moscioni che lascia il comando della sua divisione al sergente Rigoni Stern che, sgomento per il compito che lo attende - uscire da un’avventura senza apparente via d’uscita (ripiegare portandosi dietro solo l’indispensabile nel lungo e faticoso tragitto attraverso la neve e le sue tormente) - perderà via via molti degli uomini che gli sono stati affidati.

"Non c’è niente di più forte contro la guerra", ha dichiarato in altre occasioni l’autore- attore, "di qualcosa scritto da un ex-soldato". Questo testo ne è la prova. E alle Ciminiere, come del resto in tutti i teatri d’Italia in cui è stato rappresentato, Paolini ne fa rivivere la forza dirompente, commuove ed esalta cambiando volto e voce, è uno ed è tutti i personaggi: sfoglia per gli spettatori, tantissimi, molti giovani, quel diario che è una pagina di storia, che è storia di inutili perdite e motivo di riflessione (anche quando si ride, ma di un riso amaro).


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> "Il sergente della neve" alle Ciminiere con Marco Paolini
17 dicembre 2004, di : Maria Rosaria

Insuperabile Marco Paolini eccellente portavoce delle ingiustizie si.. la guerra è la più grande stupidità degli uomini! Spero solo che le donne non continuano a scimiottare le negatività degli uomini, come si è visto in Iraq recentemente. Fare cultura come Paolini e tanti altri è sconfiggere i guerrafondai adoratori dell’idolo dannato danaro che incatena gli esseri umani....
    > "Il sergente della neve" alle Ciminiere con Marco Paolini
    28 marzo 2005

    niente male come lavaggio della propria coscienza...preferisci che gli iracheni si scannino tra loro mentre tu gentilmente ti coccoli la tua pulitissima coscienza a teatro, comodamante.Ricaa e pulita e affanculo gli iracheni che tra l’altro sono anche sporchi