Il quadro della settimana: “Lo Sposalizio della Vergine” di Raffaello Sanzio

1504, olio su tavola, cm 170 x 118. Ubicato nella Pinacoteca di Brera in Milano.

di Orazio Leotta - martedì 15 ottobre 2013 - 4624 letture

Esso costituisce il capolavoro giovanile di Raffaello, realizzato per la cappella Albizzini dedicata a San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello. Il dipinto è firmato (Raphael Urbinas) e datato (MDIIII) sull’arco del portico che cinge il tempio a pianta centrale e a base ottagonale. Ed è verso tale tempio, ed esattamente verso la porta centrale aperta sulla campagna umbra che portano e corrispondono tutte le vie di fuga che prendono il via dalla prospettiva centrale della piazza ove si svolge il rito del matrimonio. In primo piano lo sposalizio: un sacerdote al centro, tiene le mani di Maria e Giuseppe, gli sposi. Dal lato di Giuseppe tutti gli altri pretendenti il cui bastone non è “fiorito”. Maria infatti sarebbe andata in sposa a colui il cui ramo secco donatogli sarebbe fiorito rivelando così un segnale divino, e ciò capitò a Giuseppe. 54) Lo Sposalizio della Vergine.jpgSi nota, fra gli altri, uno dei pretendenti delusi che rompe in due il suo bastone non fiorito in quanto ormai inutile. Dal lato di Maria, invece le sue compagne. Solo donne pertanto dal lato sinistro, quello di Maria, e solo uomini dal lato destro, quello di Giuseppe. Il punto di vista rialzato fa notare che la disposizione dei personaggi non è allineata, ma forma una sorta di semicerchio, di concavità, che bilancia così la convessità delle forme architettoniche sullo sfondo. Le espressioni del viso degli astanti sono le più variegate: il sentimento della malinconia sembra predominare ma al contempo persiste una certa grazia persino in colui che, sconfitto, rompe il bastone. Anche i colori sono vari e ricchi di sfumature e contribuiscono a creare una calda atmosfera, una certa plasticità tardo-quattrocentesca che sembra aprire la porta ai primi vagiti della “maniera” dell’Italia centrale. Eleganza degli abiti e armonia delle posizioni. Sullo sfondo un grande tempio circolare con cupola, contornato da un immenso cortile, volutamente presentatoci sullo sfondo di modo che, da un lato, possa delimitare un paesaggio profondissimo (attraverso le aperture l’occhio può raggiungere cielo e campagna retrostante) e dall’altro ne può accentuare lo spazio con tutte le figure presenti in modo che l’edificio non appaia massiccio ed imponente. La prospettiva è sottolineata dalla griglia della pavimentazione della piazza a strisce rettangolari che converge verso il punto di fuga situato al di là della porta del tempio. Raffaello, per quest’opera si ispirò a un’analoga tavola che proprio in quegli anni il Perugino stava dipingendo per il Duomo di Perugia (è conservata nel Museo delle Belle Arti di Caen).


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