Il quadro della settimana: “Le Chemin de Fer” di Edouard Manet
1872-73
olio su tela
cm 93 x 114
ubicato al National Gallery of Art di Washington.
Dieci anni prima, nel 1863, Manet rappresentò all’interno della sua celebre “Olympia” un gatto nero con gli occhi sbarrati verso lo spettatore, come proiettati sul futuro e ancora pieni di luce e di vitalità. Qui, in “Chemin de Fer” (“La Ferrovia”), il felino lascia il posto a un docile cagnolino, con gli occhi chiusi e dall’atteggiamento rassegnato, quasi dormiente. E’ il segno del peso degli anni, della malattia del pittore che lo condurrà alla morte nel 1883.
La donna è la sua modella preferita, Victorine Meurent, qui rappresentata accanto a una bambina per simboleggiare lo scorrere inesorabile della vita e la durevole relazione amorosa che intercorse tra il pittore e la donna. Al di là delle sbarre, ben accentuate, la stazione di Gare Saint-Lazare; le grate simboleggiano la linea di demarcazione tra il passato (un passato frenetico con tanti viaggi e tante donne) e un presente caratterizzato dal peso degli anni e dalla malattia. La bambina, con tutto il suo futuro in pectore, è rivolta verso la ferrovia, indossa un abito chiaro e sta in piedi; l’adulta, al contrario, sta seduta e volge le spalle alla ferrovia ed è vestita di nero.
Il tutto per rafforzare i concetti prima esposti di relazione tra futuro/speranza e passato che non torna più. La modella Victorine Meurent è la stessa che appare nel “Dejeuner sur l’herbe” e come detto ne l’”Olympia” il dipinto che nella posa della protagonista ricorda il celebre “Venere di Urbino” di Tiziano.
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