Il quadro della settimana: “Le Chemin de Fer” di Edouard Manet

1872-73
 olio su tela
 cm 93 x 114
 ubicato al National Gallery of Art di Washington.

di Orazio Leotta - martedì 16 aprile 2013 - 4821 letture

Dieci anni prima, nel 1863, Manet rappresentò all’interno della sua celebre “Olympia” un gatto nero con gli occhi sbarrati verso lo spettatore, come proiettati sul futuro e ancora pieni di luce e di vitalità. Qui, in “Chemin de Fer” (“La Ferrovia”), il felino lascia il posto a un docile cagnolino, con gli occhi chiusi e dall’atteggiamento rassegnato, quasi dormiente. E’ il segno del peso degli anni, della malattia del pittore che lo condurrà alla morte nel 1883. chemin_fer

La donna è la sua modella preferita, Victorine Meurent, qui rappresentata accanto a una bambina per simboleggiare lo scorrere inesorabile della vita e la durevole relazione amorosa che intercorse tra il pittore e la donna. Al di là delle sbarre, ben accentuate, la stazione di Gare Saint-Lazare; le grate simboleggiano la linea di demarcazione tra il passato (un passato frenetico con tanti viaggi e tante donne) e un presente caratterizzato dal peso degli anni e dalla malattia. La bambina, con tutto il suo futuro in pectore, è rivolta verso la ferrovia, indossa un abito chiaro e sta in piedi; l’adulta, al contrario, sta seduta e volge le spalle alla ferrovia ed è vestita di nero.

Il tutto per rafforzare i concetti prima esposti di relazione tra futuro/speranza e passato che non torna più. La modella Victorine Meurent è la stessa che appare nel “Dejeuner sur l’herbe” e come detto ne l’”Olympia” il dipinto che nella posa della protagonista ricorda il celebre “Venere di Urbino” di Tiziano.


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