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Il nuovo percorso del combattente

Marie-Claire, infermiera d’origine congolese, che ha appena acquisito la cittadinanza francese, voleva che suo figlio Doudou la raggiungesse in Francia. Il ragazzo che ha 15 anni, soffre di problemi polmonari. Con l’aiuto di padre David, un gesuita "introdotto" negli ambienti consolari, il giovane uomo ha fatto la richiesta di un visto all’ambasciata francese di Kinshasa.

di Thierry Abdon AVI - martedì 12 febbraio 2008 - 3280 letture

La politica francese d’immigrazione si indurisce. Entrare nell’”esagono” (modo comune per designare la Francia) è diventato un rompicapo per molti Africani: studenti, politici, ricchi o poveri ecc...

Informazioni bio-metriche nei visti, prove del DNA, "quote" d’espulsione imposte ai prefetti: la politica francese d’immigrazione inizia a somigliare ad un’operazione matematica e scientifica spogliata di ogni considerazione umana. Se la Francia non ha ancora l’intenzione di chiudere le sue frontiere agli stranieri, e particolarmente agli Africani, le porte dei suoi consolati hanno in compenso una spiacevole tendenza a diventare insormontabili.

Marie-Claire, infermiera d’origine congolese, che ha appena acquisito la cittadinanza francese, voleva che suo figlio Doudou la raggiungesse in Francia. Il ragazzo che ha 15 anni, soffre di problemi polmonari. Con l’aiuto di padre David, un gesuita "introdotto" negli ambienti consolari, il giovane uomo ha fatto la richiesta di un visto all’ambasciata francese di Kinshasa. "Mi hanno dato un appuntamento, alla data convenuta, mi hanno fatto tornare, una prima volta, e poi una seconda volta ed alla fine sono partiti in vacanza..." Stanco, Doudou ha rinunciato al suo viaggio, mettendo una croce sulle cure che sperava di ricevere nell’esagono. Stesso trattamento per la moglie di un Alto funzionario di un paese dell’Africa centrale. Come ogni anno, desiderava recarsi a Parigi per fare un check-up medico, ma nel 2007 le è stato imposto dall’Ambasciata francese nel proprio paese il termine di tre settimane per lo studio della sua richiesta di visto. L’ambasciatore francese si è dovuto scusare con l’Alto funzionario, ma quest’ultimo ha consigliato a sua moglie di recarsi in Svizzera. Tanto denaro perso per l’ospedale francese come per i negozi che la signora non avrebbe trascurato di visitare in occasione del suo soggiorno...

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Che si tratti di un semplice studente con il desiderio di visitare un parente Africano che ha acquisito la cittadinanza francese oppure di una ricca sposa di un diplomatico, la realtà è ormai la stessa per tutti: ottenere il prezioso “Sesamo” per entrare in Francia corrisponde al percorso del combattente. La riduzione del rilascio dei visti è soltanto il riflesso amministrativo della politica d’immigrazione adottata da Nicolas Sarkozy, all’origine di due leggi sull’immigrazione quando era ministro dell’interno (2003 e 2006) e di una terza sotto il suo mandato presidenziale (adottata dal Parlamento il 23 ottobre). I dati statistici fanno apparire un successo incontestabile nel controllo dei flussi migratori, così dice l’ultima relazione annuale dell’osservatorio statistico dell’Alto Consiglio all’integrazione (apparso all’inizio del 2007). Per l’anno 2005, i flussi di entrate regolari sono stati caratterizzati da un ribasso del 6% del numero di entrate di stranieri che ottengono titoli di soggiorno di un anno e più. Questa diminuzione è dovuta soprattutto al ribasso del 7% dell’immigrazione familiare, al ribasso del 13% del numero di studenti e ad una diminuzione del 14% del numero di ospiti. Dopo un decennio in cui si è visto l’aumento del numero di titoli di soggiorno rilasciati dalla Francia, la tendenza inversa sembra dunque confermarsi in modo netto.

Un solo credo: "l’immigrazione scelta". Secondo il presidente Sarkozy, soltanto il 7% dei visti accordati è per ragioni economiche e vuole fare salire la cifra almeno al 50 %. Per raggiungere quest’obiettivo, il governo ha previsto di mettere in piedi due risoluzioni. Dapprima, incoraggiare l’arrivo di immigrati qualificati. In questo settore, si è ancora alla fase dell’intenzione. Le cifre del 2006 mostrano anche un ribasso dell’immigrazione del lavoro: 9.016 visti per lungo soggiorno sono stati consegnati per attività professionale, da gennaio a giugno 2005, contro 8.021 soltanto nello stesso periodo un anno dopo. Le autorità francesi, in compenso, hanno già in gran parte attivato la seconda risoluzione che consiste nel ridurre la concessione dei visti per ragioni familiari. Le procedure sono diventate più lente, viene domandato ai richiedenti di visti di fornire dei documenti complessi da ottenere. Senza attendere l’approvazione dell’emendamento del deputato Thierry Mariani (UMP) che fa tanto parlare di sé (sulla possibilità di ricorso alle prove DNA per stabilire i legami di parentela), i consolati praticano già, secondo Jean-Pierre Allaux, incaricato di missione al Gruppo d’Informazione e di Sostegno agli Immigrati (GISTI), una "politica dissuasiva". E ciò per tutti i tipi di visti richiesti. L’aumento delle spese burocratiche per i visti di breve soggiorno, da 35 a 60 euro, dal 1 gennaio 2007, l’apertura degli uffici soltanto tre giorni alla settimana, un elenco di documenti da presentare che crescono secondo gli appuntamenti, la non giustificazione dei rifiuti, il sospetto sistematico riguardante i coniugi ed i figli... I "metodi" consistono nello scoraggiare la gente, accusano le associazioni di difesa dei migranti... Falso, si risponde al consolato generale di Dakar. “La lista dei documenti è presente sul nostro sito Internet, tutti possono consultarla." Al Ministero dell’Immigrazione di Brice Hortefeux, si afferma che non esiste alcuna circolare che chieda ai consolati di essere più duri.

In una relazione pubblicata il 27 giugno 2007 sul servizio dei visti, il senatore francese Adrien Gouteyron ha fatto riferimento a casi accertati di corruzione frequenti sull’attività dei visti. La politica francese, limitando l’immigrazione legale e complicando la prassi ufficiale, può creare conseguenze perverse che porterebbero al deterioramento della sua immagine. Mentre i cittadini più poveri potrebbero optare per la via dell’illegalità per l’ottenimento di un visto, per i più ricchi la scelta sarà quella di bussare alla porta del consolato accanto. Secondo Claire Nodier, giurista al GISTI, "opporre l’immigrazione familiare all’immigrazione economica è un controsenso". Spesso una persona venuta in Francia per raggiungere la sua famiglia vi lavora e, allo stesso tempo, le persone che vengono per motivi economici e d’affari hanno lì una vita familiare.

La politica attuale è un passo indietro, come negli anni ’60: con agenzie per l’occupazione che reclutavano uomini per i settori dove alla Francia mancavano le braccia. Poi li “parcheggiavano” in focolari domestici Sonacotra (Società nazionale di costruzione di alloggi per lavoratori) in attesa del loro ritorno (improbabile) nel paese d’origine. Che tipo di immigrazione scelta è questa?


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Il nuovo percorso del combattente
14 febbraio 2008

Si parla di combattenti è si sceglie la foto di un bambino sorridente. Quando lo facciamo questo "esercito del sorriso"?