Il monopolio di Ciancio (da FlipNews)
Da http://www.flipnews.org/bollettino/uno_sguardo_ai_media_in_sicilia_.htm
’qui, il giornale "La Sicilia" del presidente uscente della Fieg, Mario Ciancio Sanfilippo, non è solo, infatti, l’espressione di un monopolio privato, che va dalla stampa quotidiana all’emittenza televisiva, passando per radio e prodotti internet, ma soprattutto è asse portante di trasversali intrecci politici, economici, sociali, in una realtà dove comanda la mafia come sistema di potere e di vita.
Le più rilevanti operazioni che riguardano la città e il suo futuro trovano cassa di risonanza nel quotidiano locale, capace di inglobare in sé tutto l’arco delle forze politiche, economiche e sociali, all’interno di un paravento che è però, spesso, una mera rappresentazione formale di democrazia.
Nei fatti, la storia di Catania è la storia dei silenzi interessati del suo establishment, delle sue omissioni, delle sue mistificazioni puntualmente accolte nel quotidiano di Ciancio, soprattutto sulle mille devianze della politica e sull’incombenza di piombo della mafia; Ciancio peraltro è erede di una delle massime espressione del potere degli agrari e suo portavoce per decenni.
Quello dell’informazione locale è, pertanto, solo un capitolo della storia di una città alle prese con contraddizioni: quello dei media è infatti un sistema che contribuisce a frenare il ricambio politico-sociale in tutta l’Isola. Qualunque iniziativa deve, infatti, "passare" dal "gruppo Ciancio", che opera in sostanza da filtro di tutto quanto accada in una provincia e in grande parte del Mezzogiorno, quando non agisce -naturalmente- a tutela diretta dei propri interessi.
Ultimo esempio, ma solo in ordine cronologico, la vicenda del procedimento penale sulla realizzazione del secondo lotto dell’ospedale "Garibaldi" di Catania, in cui è indagato il braccio destro di Ciancio, l’ing. Giuseppe Ursino, per il quale è già stato chiesto il rinvio a giudizio.
Il giornale e il resto dei media del "Gruppo Ciancio" hanno "silenziato" la notizia, "anello" importante per capire la vicenda denominata "Caso Catania", che ha coinvolto pesantemente la Procura, altro snodo essenziale per capire l’impunità del sistema di potere catanese e isolano.
Plateali poi sono le interferenze fra mondo della pubblica e presunto mondo dell’informazione: Comune, Provincia, Asl, grande distribuzione, grossi teatri, come lo Stabile, di fatto appaltano, da sempre, la loro pubblicità a "La Sicilia", con le ovvie conseguenze sulla posizione del giornale, sulla forma e sul contenuto con cui sono confezionate le relative notizie.
Il riferimento, comunque, è ai media in generale, dalla carta stampata, alla televisione, alla radio, un intero comparto egemonizzato da Mario Ciancio, divenuto "dominus" anche nel settore della raccolta pubblicitaria (il riferimento è alla Publikompass) con un’operazione di accaparramento che è letale per chi vuole creare nuovi ambiti di partecipazione. Non a caso, molte esperienze nate in questi anni nella nostra provincia hanno dovuto fare i conti con questa condizione generale.
Mario Ciancio, editore per tradizione familiare ed asse ereditario (è nipote del fondatore de "La Sicilia" Domenico Sanfilippo, a cui è intitolata l’omonima casa editrice), controlla l’unico quotidiano locale (a parte le piccole edizioni locali de "Il Giornale di Sicilia" di Palermo e "La Gazzetta del Sud" di Messina).Inoltre ha partecipazioni azionarie negli altri due quotidiani citati (8% nel "Giornale di Sicilia", 15% nella "Gazzetta del Sud"), possiede le due maggiori emittenti locali catanesi, che hanno ambito regionale ("Antenna Sicilia-Teletna e "Telecolor"), in aggiunta a "Telecatania", oltre a controllare, insieme alla "Ses" (Società editrice siciliana) di Nino Calarco, direttore della "Gazzetta del Sud" e mediante la presenza della figlia Angela, la "Rtp" di Messina,;è vicepresidente dell’agenzia Ansa, il cui ufficio catanese è ospitato dentro lo stabilimento de "La Sicilia" di viale Odorico da Pordenone, ha forti partecipazioni in "Mtv", possiede "Radio Sis" etnea e condiziona anche altre emittenti locali come il caso di "Rete 8-Telejonica" di Catania. L’influenza di Ciancio è arrivata fino in Puglia, dove controlla il giornale "La Gazzetta del Mezzogiorno" per la quale ha ricevuto di recente una proposta di vendita, per sessanta milioni di euro, da parte del gruppo Caltagirone.
Negli ultimi mesi, però, alcune segnali negativi arrivano da questo impero: prima l’incapacità di bloccare notizie che lo riguardano su alcune pubblicazioni nazionali, poi le voci sempre più ricorrenti di tagli ai costi, in particolare per quanto riguarda l’emittente "Telecolor", dove la redazione vive dell’apporto fondamentale di giovani con contratti a termine.
In questo quadro, molte iniziative editoriali sono riuscite appena a sopravvivere , altre sono affondate, sommerse, oltre che dai debiti, dall’indifferenza della classe politica e della cosiddetta società civile , che, al di là dei rituali attestati di solidarietà, nulla di concreto ha fatto per rilanciare forme di pluralismo nell’informazione a garanzia della nascita di nuove opportunità di partecipazione. Anche in questa occasione, quindi, Catania si è confermata città dove il potere ha un solo "volto", quello consociativo, che si esprime anche nel "mercato delle assunzioni" secondo i vecchi e abituali, in Italia, sistemi corporativi-clientelari.
Il nodo informazione è, quindi, irrisolto, con devastanti conseguenze: Catania può così essere l’ "Etna Valley" della propaganda della passata amministrazione di centro-sinistra e contemporaneamente ospitare uno dei massimi "latifondi editoriali" italiani, a dispetto delle minime regole del mercato e dei diritti sindacali.
Nel dettaglio, così come accade a Palermo con "Il Giornale di Sicilia" e a Messina con "La Gazzetta del Sud", "La Sicilia" ha un direttore che è anche un editore. Mario Ciancio, quindi, incarna una duplice veste che è una contraddizione in termini per ogni discorso su libertà di stampa. I termini della questione sono però molto più gravi: Ciancio è allo stesso tempo vicepresidente dell’Ansa, la terza agenzia di informazione del mondo e snodo centrale dell’informazione siciliana, dove operano persone di sua assoluta fiducia, oltre ad avere interessi fondiari, imprenditoriali e pubblicitari che si intersecano in modo allarmante con la vita politica di Catania e della Sicilia intera’.
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