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Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, arrestato in Francia

di Redazione - domenica 25 agosto 2024 - 277 letture

Sabato sera 24 agosto 2024, Pavel Durov, miliardario fondatore e amministratore dell’app di messaggistica Telegram, è stato arrestato all’aeroporto di Le Bourget, vicino a Parigi, ed è previsto che compaia in tribunale già domenica. La magistratura francese lo ha accusato di essere complice delle attività illegali permesse da Telegram, un sistema di messaggistica che non ha praticamente un sistema di moderazione, e la cui azienda non collabora con le forze dell’ordine nelle indagini e nella rimozione di contenuti potenzialmente dannosi.

Telegram ha 950 milioni di utenti in tutto il mondo, di cui circa 40 milioni nell’Unione Europea, ma i paesi in cui è più popolare sono le repubbliche dell’ex Unione Sovietica, fra cui la Russia e l’Ucraina. Può essere usato per tenere conversazioni private fra due persone, ma anche per creare gruppi che possono arrivare a 200mila partecipanti, oppure canali che in alcuni paesi vengono usati anche dalle istituzioni pubbliche per comunicare con la cittadinanza.

Durov è stato arrestato mentre era a bordo del suo jet privato, arrivato dall’Azerbaijan. Nato in Russia, 39enne, vive a Dubai dove ha sede Telegram, e ha una doppia cittadinanza emiratina e francese. Ha lasciato la Russia nel 2014 dopo essersi rifiutato di consegnare a un’agenzia di intelligence russa i dati ucraini di VK, il social network più usato in Russia, che aveva contribuito a fondare nel 2006. Nonostante abbia interrotto tutti i contatti col paese, diversi politici e media russi hanno criticato la Francia per il suo arresto. L’ambasciata russa a Parigi ha chiesto di poter incontrare Durov, e si è lamentata della scarsa collaborazione del governo francese, che ha negato la richiesta.

Negli ultimi dieci anni Telegram ha basato buona parte della propria reputazione e diffusione su quattro punti: lo sviluppo di strumenti per permettere la creazione e il mantenimento di gruppi anche molto grandi; la possibilità di iscriversi in modo totalmente anonimo (senza nemmeno dover dare un numero di cellulare); una forte enfasi sul fatto di offrire comunicazioni protette dalla crittografia end-to-end, che sostanzialmente permette solo al mittente e al destinatario di un messaggio di vederne il contenuto; e il fatto che l’azienda, con sede a Dubai, si rifiuta sistematicamente di collaborare con governi e forze dell’ordine per rimuovere contenuti considerati dannosi, sulla base di un’interpretazione molto discussa del concetto di libertà d’espressione.

Tutte queste caratteristiche rendono possibile utilizzare Telegram, oltre che per i comuni usi delle app di messaggistica, anche per diverse attività illegali, tra cui lo spaccio di sostanze stupefacenti, le truffe e per diffondere campagne di disinformazione o pornografia illegale. Nonostante quest’ultima categoria di contenuti sia vietata dalle linee guida della piattaforma, così come gli appelli alla violenza, i suoi canali continuano a esserne pieni. In generale, Telegram viene visto da molti come uno spazio dove vige una certa impunità e dove è quindi possibile pubblicare e trovare cose che è difficile vedere su altre grandi piattaforme commerciali.

Fonte: Il Post


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