Il denaro "sterco del demonio" di Massimo Fini
Simbolo orgoglioso della società dei consumi, il denaro si è mosso con tale rapidità da diventare l’autentico perno sul quale poggiano tutte le certezze dell’uomo moderno
Il denaro "sterco del demonio" / Massimo Fini. - Venezia : Marsilio Economici, 2003 - 288 pp., euro 7.00.
“Una scommessa sul futuro” attraverso la quale proiettare l’esistenza dell’uomo verso un mito inarrivabile, inaccessibile ed inesistente. Con delle sintetiche definizioni come quella sopra citata Massimo Fini disegna la genesi del denaro, analizzandone l’essenza e risvegliando, con pochi e rapidi gesti, la coscienza intorpidita del lettore comune.
Simbolo orgoglioso della società dei consumi, il denaro si è mosso con tale rapidità da diventare l’autentico perno sul quale poggiano tutte le certezze dell’uomo moderno o dell’homo oeconomicus che dir si voglia. Il problema centrale, individuato e sviluppato nel libro, è che l’essenza stessa del denaro altro non sia che il Nulla; un nulla che ci ha tragicamente investito, trascinandoci verso un mondo slegato dalla dimensione umana e colorato di ansie, programmi e progetti le cui basi sono imposte e regolate dalla nuova religione, quella del profitto.
Si tratta di un meccanismo perverso che conduce l’uomo a rilanciare quotidianamente sul “domani”, in attesa di un fine, di un senso che non arriveranno mai, poiché scommettere sul futuro significa giocare a favore di ciò che non esiste, di ciò che per la sua stessa intangibilità è giocoforza sentito e percepito come un Dio; con la sostanziale differenza che nel culto religioso l’uomo assume un ruolo privilegiato ( almeno apparentemente ) con l’entità superiore, mentre nel rapporto con il Dio denaro è quest’ultimo a dettar le ragole e non esiste modo di uscire se non chiamandosi fuori dal gioco.
Ma chi nel XXI secolo ha la forza di seminare dubbi e la coerenza di recitare un ruolo diverso da quella dell’atomo, ha necessariamente ( questo è il punto ) la parvenza di un visionario, di uno scellerato che si astrae dalla realtà e si pone fuori dall’ordine morale della storia. Il tema fondamentale è appunto la posizione dell’uomo, che da padrone del suo destino o quantomeno da persona inserita in contesto sociale definito ed accettato, si è progressivamente spogliato di questa veste per divenire schiavo di logiche astratte, lontane dalla sua dimensione e proiettate verso miti inarrivabili.
Ciò che sconcerta maggiormente e che nel tracciare le linee guida nella storia del denaro colpisce con forza, è il cambio di prospettive avvenuto nella società.
Emblematica in questo senso è la citazione di Sismondi il quale a proposito delle carestie che colpirono l’Europa nel XVIII secolo scrive: “ In periodi così dolorosi si è sentito ripetere mille volte che ciò che mancava non era il grano né gli alimenti, ma il denaro. Difatti vasti granai restavano spesso pieni fino al raccolto successivo; le scorte, se ripartite proporzionalmente fra tutti gli individui, sarebbero quasi sempre bastate a nutrire la popolazione. Ma i poveri, non avendo denaro da dare in cambio, non erano in grado di acquistarlo. Essi non potevano ricevere denaro in cambio del loro lavoro o non potevano ricevere abbastanza per vivere. Mancava il denaro mentre la ricchezza naturale sovrabbondava”.
Uno spot che farebbe rabbrividire tanto la vulgata liberale quanto quella marxista, entrambe figlie dello stesso padre, entrambe legate ad una visione economicista e quantitativa della vita.
Il denaro, spogliato del suo valore intrinseco quale poteva essere il metallo della moneta, non ha arrestato la sua folle corsa fino a diventare strumento inesistente di valori inesistenti; ha allontanato l’uomo dalla sua polarità, lo ha portato a ragionare per mezzo dei suoi parametri, sconvolgendo il regime qualitativo dell’esistenza in luogo di un modello quantitativo, più consono alla logica del calcolo e della programmabilità.
Nei numerosi esempi che l’autore ha fornito, illumina come pochi altri la totale inconsistenza di ciò che è attualmente considerato ricchezza: fiumi di capitali e di centinaia di miliardi viaggiano oggi attraverso la rete; viene in questo modo reciso anche l’ultimo filo che legava il denaro all’uomo, quel contatto fisico che nell’epoca degli individui è soppiantato dal regime tecnologico, il quale tutto controlla e tutto meccanicizza.
Abbiamo mercificato, astratto e reso calcolabile la nostra stessa esistenza, l’abbiamo affidata a degli impulsi elettronici che ci governano e ci rendono schiavi della loro stessa essenza: il futuro, l’intangibile, l’inesistente.
Il Nulla.
Recensione di Carlo Corsale, www.opifice.it
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