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Il cinema del dolore

La prima cosa bella racconta un dramma familiare che ruota intorno ad una malattia, quei tragici momenti in cui si mettono da parte i rancori e l’orgoglio personale, quando il dolore diventa l’occasione per tirare le somme e superare i contrasti del passato

di Fabrizio Cirnigliaro - mercoledì 20 gennaio 2010 - 4185 letture

La prima cosa bella è un film del 2009 diretto da Paolo Virzì.

Bruno (Valerio Mastandrea) insegna in un istituto alberghiero di Milano, convive con una ragazza da diversi anni, ed è un consumatore occasionale di droghe. Il regolare tran tran della sua vita viene sconvolto dalla visita imprevista della sorella Valeria (Claudia Pandolfi), giunta a Milano per comunicargli che la loro mamma (Stefania Sandrelli) è gravemente malata e che probabilmente non le resta molto da vivere. Lo convince a ritornare insieme a lei a Livorno, per trascorrere qualche giorno insieme alla madre Bruno non é molto entusiasta di fronte all’idea di questa riconciliazione familiare e ripercorre nella propria mente i momenti più travagliati della propria infanzia e adolescenza, la separazione dei genitori, i continui traslochi, la morte del padre. Bruno è un uomo inquieto, un musone, vede solo il brutto della vita. Il ritorno nella città natale gli servirà per ricucire il rapporto con la mamma, donna che ha sacrificato tutto per l’amore grande che prova per i figli. Paolo Virzì ritorna nella sua Livorno, ma questa volta decide di mettere da parte la politica e le “grandi” problematiche sociali. Grazie alla collaborazione di Francesco Piccolo e Francesco Bruni, gli altri sceneggiatori della pellicola, riesce a realizzare una commedia quasi perfetta, in cui si ride spesso, ma non mancano i momenti commoventi, emozionanti, senza essere mai banale. Ad uscirne sconfitta è l’immagine della donna nella società italiana, visto che subiscono sempre il potere dell’altro sesso, in famiglia, a lavoro. Non è un caso che il personaggio interpretato da Micaela Ramazzotti (compagna del regista) non sia molto diverso da quello che aveva interpretato nel film precedente di Virzì. Una giovane madre con grosse difficoltà a trovare lavoro, costretta a crescere i propri figli senza il padre.

La prima cosa bella racconta un dramma familiare che ruota intorno ad una malattia, quei tragici momenti in cui si mettono da parte i rancori e l’orgoglio personale, quando il dolore diventa l’occasione per tirare le somme e superare i contrasti del passato. Molte pellicole americane di successo degli ultimi anni sono stati film di cinema indipendente con caratteristiche simili. Non è quindi un azzardo paragonare l’ultima opera di Virzì a titoli quali Little Miss Sunshine, Il calamaro e la Balena, La famiglia Savage.

La musica accompagna i protagonisti per tutta la durata del film, diventa il punto di unione nei momenti di maggior sconforto, quando per distrarsi dalle “pallonate in faccia” che gli arrivano nella vita, si fanno forza l’un l’altro cantando insieme dei classici della musica italiana, modo originale per metabolizzare il dolore.

Una grande interpretazione di Valerio Mastandrea, con un insolito accento toscano, e di una “recuperata” Claudia Pandolfi, ridanno respiro alla commedia italiana, genere nel quale Virzì si muove con assoluta padronanza della macchina da presa, anche se a volte per soddisfare la “richiesta” di lacrime da alternare alle risate, rischia di avvicinarsi troppo al linguaggio televisivo, confezionando per gli spettatori un nuovo cinema italiano, “il cinema del dolore”.


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