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Il Crollo Definitivo

Pubblicato il 2 settembre 2016 sul blog di Vision

di Emanuele G. - venerdì 2 settembre 2016 - 2975 letture

Meglio essere chiari e diretti: il 23 giugno del 2016 potrebbe aver segnato la fine dell’Unione Europea. La foga distruttrice non accenna, purtroppo, a diminuire. Anzi, aumenta in intensità e pericolosità.

Prima di tutto, avremo nuovamente le elezioni presidenziali in Austria visto che la Corte costituzionale di quel paese ha invalidato il risultato del ballottaggio. A seguire, il Referendum ungherese per capire se l’Ungheria dovrà accettare le quote di immigrati stabilite nel corso di pletorici vertici europei. Infine, l’undici dicembre del 2016 dovrebbero scadere le clausole riguardanti lo status economico della Cina. Se dovesse essere considerata quale “economia di mercato” si abbatterebbe uno tsunami devastante sulla già fragile e glabra economia del vecchio continente. Si prevede, infatti, il licenziamento di ben 2.500.000 lavoratori nell’Unione Europea con una conseguente riduzione del PIL europeo di circa 2 punti in percentuale.

Per fortuna che la boutade del Presidente Ceco Zeman sull’eventualità di tenere nella Repubblica Ceca un Referendum sulla membership del paese mittleuropeo non è andata a buon fine grazie alla pronta smentita del Primo Ministro Sobotka. Abbiamo evitato un altro colpo mortale per il rotto della cuffia.

Ma la situazione non cambia.

Si avverte palpabile l’afasia e l’atarassia dell’intera classe dirigente del vecchio continente. Incapace di ammettere i propri marchiani errori. Incapace di dare un senso all’Europa unita. Incapace di avere una visione di assieme sull’Europa e sul suo futuro. Ciò da essenzialmente ragione alle tesi di due sociologi francesi – Michel Pinçon et Monique Pinçon-Charlot – che da anni denunciano i guasti irreversibili e definitivi commessi dalle elites europee. Elites che si sono comprate la democrazia in Europa e ne hanno svuotato di ogni significato e valore.

Ora ci troviamo come gli abitanti di Dresda e Lipsia dopo gli spaventosi bombardamenti posti in essere dalle c.d. “fortezze volanti” americani: senza forze e suonati come il peggiore dei boxer… Eppure, dobbiamo reagire – dico noi europei – perché il mondo ha bisogno di un’Europa forte e carismatica visto i gravissimi problemi in essere nell’agenda geopolitica internazionale.

Certo siamo al CROLLO DEFINITIVO, tuttavia, è vero che abbiamo l’obbligo morale di riprendere quel viaggio iniziato il 9 maggio del 1950 con l’indimenticato discorso di Schuman. Dimenticato, però, dall’attuale classe dirigente europea. Non solo dimenticato, ma tradito in maniera drammatica. E’ ora che le malconce e sfinite coorti europee si rimettano in sesto alla bell’e meglio. Perché non approfittare dello shock per iniziare una fase costituente in Europa tesa a far riscoprire nei troppi che lo hanno dimenticato che l’Europa ha fornito – nella cattiva e nella buona sorte – qualche decennio di pace e progresso a un continente che usciva da secoli di guerre? Bruxelles deve smetterla di considerare massima urgenza la regolamentazione sulle melanzane ed uscire da quella “turris herburnea” in cui si è asserragliata da decenni per incontrare le donne, gli uomini, i giovani (che guarda caso l’hanno tradita in occasione del Referendum inglese) e gli anziani dell’Europa. Toccare il fondo non significa essere al fondo. Dobbiamo semplicemente ripartire su nuove basi.

Mandiamo al macero la tecnocrazia e i finanzieri e trasformiamoci tutti in umili lavoranti nella vigna dell’Europa”.

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