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Giornata di mobilitazione contro le trivelle

Il 19 dicembre in tutta la Sicilia sono state organizzate una serie di iniziative promosse dalla Rete No Triv.

di Redazione - mercoledì 17 dicembre 2014 - 3598 letture

I comitati e le associazioni della Rete Regionale No Triv hanno organizzato una serie di iniziative, che si svolgeranno in contemporanea a Palermo e nelle città dell’isola, in modo particolare nelle zone maggiormente colpite dalle conseguenze delle attività di trivellazione (tra le quali Licata, Scicli, Noto, Siracusa).

A Palermo la Rete No Triv parteciperà con delegazioni provenienti da tutta l’isola al presidio organizzato dall’ANCI Sicilia, davanti a Palazzo d’Orleans, a partire dalle 15.30. I Siciliani sono in fermento, le popolazioni locali hanno dato vita a numerosi comitati spontanei e altre realtà organizzate stanno nascendo in tutta l’isola contro le politiche legate alle energie fossili.

Comitati e associazioni, collegati attraverso la Rete Regionale No Triv, stanno portando avanti, insieme e fino in fondo, la battaglia contro le attività di ricerca e coltivazione, on-shore e off-shore, di idrocarburi liquidi e gassosi, nonché contro le nocività causate dalle industrie di raffinazione.

Le istanze dei territori, in opposizione alle politiche fossili e di falso sviluppo dei governi di Rosario Crocetta, Matteo Renzi e dei loro predecessori, sono ferme e non negoziabili: blocco immediato del progetto “Off-shore Ibleo”, avvio del risanamento dei territori devastati dalle raffinerie, impugnazione, presso la Corte Costituzionale, dell’articolo 38 della legge ex-decreto Sblocca Italia entro il 10 gennaio 2015.

Mercoledì, 10 Dicembre 2014, è andato in onda all’ARS lo show del presidente/governatore Crocetta sul protocollo d’intesa per l’area di Gela. Dopo che la rete dei comitati siciliani No Triv ha analizzato, discusso, evidenziato, le forti criticità legate al protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso 6 Novembre da Assomineraria, Regione, OOSS “maggioritarie”, riguardante la riconversione del polo di Gela, con relativo rilancio della produzione di biodiesel, ricollocamento di unità operative al servizio della c.d. “green economy”, nonché utilizzo di 5.000 ettari per la produzione di lattice; dopo aver consegnato, a sintesi di tale lavoro, un documento ufficiale al presidente, ai gruppi consiliari, a tutti i deputati, per chi ha avuto modo di assistere direttamente ai lavori in Palazzo dei Normanni a Palermo, l’impressione che si parlasse di altro era forte, trovandosi di fronte ad un finto dibattito, a tratti grottesco, a volte quasi surreale.

Il presidente/governatore, negando di fatto l’evidenza di quanto sottoscritto nell’intesa, che consente ad ENI di programmare numerose attività di ricerca e prospezione a fini di coltivazione sia nel canale di Sicilia che on shore, liquida i paventati rischi collegati a tali devastanti attività usando simili toni: "Si parla di ragioni ambientali. Ma quali sarebbero le ragioni ambientali? Una pompa alta 2,5 metri che estrae petrolio da un tubo e lo immette in un altro tubo, cioè una pipeline che lo porta poi alle centrali di distribuzione o di raffinazione. Sarebbe questo il tema ambientale? Mi pare che i temi ambientali che abbiamo in Sicilia sono ben altri dell’estrazione."

Quanto alla riconversione del polo di Gela, alle necessarie correlate attività di bonifica, al potenziamento del suo ruolo in chiave di raffinazione e di hub delle biomasse da olio di palma importate da diversi paesi africani, così Crocetta liquida bruscamente la faccenda: "La questione della raffinazione del petrolio a Milazzo, Gela, Priolo, laddove l’impatto è stato quello che è stato, laddove faticosamente si va avanti, perché quello che si dimentica di dire vedendo questo accordo è che cominciamo a governare i processi di risanamento ambientale del territorio. Abbiamo iniziato su Gela, laddove era eclatante il tema ambientale, il tema dei bambini nati deformati, il tema del cancro della popolazione, il tema delle mutazioni genetiche, affrontando per la prima volta – e sta dentro a questo accordo – anche il più grande polo italiano di economia verde, di green economy.

Quante volte ci lanciamo dietro questa parola, vogliamo la green economy, e nel momento in cui facciamo un accordo, il più avanzato che sia stato mai firmato in Italia, in cui non solo non si perdono i posti di lavoro, ma si fa una trasformazione produttiva in un territorio e si avviano le bonifiche, noi mettiamo l’attenzione sul fatto che ci saranno quattro pompe che estrarranno petrolio che daranno dei benefici economici al territorio siciliano, mascherando questo come il problema ambientale del pianeta, come se il petrolio in Italia e in Europa non arrivasse dall’Iran, dall’Iraq e dall’Arabia saudita o dalla vicina Libia!"

I punti fondamentali discussi all’ARS possono essere sintetizzati come segue:
 1) Per quanto riguarda la possibilità di proporre il referendum su iniziativa dei consigli regionali, ha avuto come esito la conferma del percorso avviato dalla IV Commissione ‘Ambiente e territorio’, in quanto la materia non appartiene alle competenze del Governo Regionale.
 2) Per quanto riguarda invece i poteri di impugnativa presso la Corte Costituzionale, è stato ribadito che tale competenza appartiene al Governo Regionale.
 3) In merito all’opportunità di impugnare l’art. 38 della Legge 164/2014 (c.d. “Sblocca Italia”), l’Assemblea ha deliberato a maggioranza che nel caso in cui non dovessero essere raggiunti i risultati sperati in sede di trattativa politica diretta col governo Renzi (soprattutto dopo aver considerato positivamente l’esito dell’incontro svoltosi di recente con tutti i parlamentari a livello nazionale), si registra complessivamente una maggiore attenzione e condivisione da parte di tutti i membri della ARS.

Qualora non si dovesse addivenire tramite trattativa bilaterale ad una soluzione definitiva ritenuta capace di restituire in pieno le competenze costituzionali in materia di poteri concorrenti Stato Regione e di esercizio dell’autonomia statutaria; laddove il Parlamento nazionale non dovesse modificare in tal senso l’articolo 38, il presidente predisporrebbe il ricorso “in extremis”, alla scadenza dei tempi utili, il 9 Gennaio 2015. E’ stato approvato al riguardo l’ordine del giorno (PD, UDC, art.4) n. 391, che in sostanza impegna il governo regionale ad adoperarsi affinché si proceda all’istituzione di appositi tavoli di confronto politico-istituzionale tra soggetti rappresentanti del governo nazionale e del governo regionale, con il coinvolgimento degli enti locali, onde poter pervenire alle necessarie modifiche dell’art.38 della Legge 164/2014 (c.d. “Sblocca Italia”), da inserire nella Legge di Stabilità. In caso contrario il 9 Gennaio la Regione ricorrerà presso la Corte Costituzionale.

E’ una soluzione debole, contraddittoria, verticistica ed autoreferenziale, che somiglia molto alla illusoria “terza via” deliberata lo scorso 4 Dicembre da Giunta e Consiglio Regionale della Regione Basilicata presieduta da Pittella. Al contrario dell’iperinterventista Pittella, il governatore Crocetta, tenendo gli occhi abbassati, nel dibattito sull’art. 38 non è mai intervenuto. E non è stato l’unico a farlo! Al dibattito su questo importante punto all’o.d.g. si sono sottratti, altresì, i gruppi di maggioranza del PD e dell’ UDC. Il presidente dell’ARS Ardizzone ha addirittura impedito gli interventi dei dissidenti Ferrandelli (PD)). 4) Non è passato il tentativo finalizzato a ribaltare l’ordine del giorno già approvato (numero 387) nella seduta del 12 novembre 2014.

Discussione unificata delle mozioni numero 300 «Impegno del Governo della Regione in ordine al diniego di autorizzazioni di ricerca e prelievo di idrocarburi e coltivazione di campi geotermici sul territorio regionale nonché alla revoca di quelle già rilasciate», e numero 312 «Salvaguardia dell’ecosistema e delle attività produttive nell’area del Canale di Sicilia». L’Assemblea Regionale Siciliana, in sintesi, impegna il Governo della Regione “ad attivare ogni utile iniziativa al fine di tutelare le prerogative regionali previste dalla Costituzione, dallo Statuto siciliano ed in particolare a richiedere la modifica degli articoli 37 e 38 del decreto legge cosiddetto Sblocca Italia e la loro riscrittura in coerenza con le previsioni costituzionali vigenti, e ad impugnare, qualora non vengano accolti i precedenti punti, per incostituzionalità, la legge di conversione del decreto legge cosiddetto Sblocca Italia nelle parti ritenute incostituzionali”.

Nessun accenno al consumo di territorio implicito nel protocollo di Gela, agli effetti dell’incremento esponenziale di attività di estrazione, di raffinazione, di reiniezione reflui e fanghi petroliferi, di stoccaggio del gas, così come, paradossalmente (?) allo stesso decremento delle quote di royalties, come richiesto formalmente da ENI (e controfirmato dalle parti sindacali e regionali) in sede di protocollo d’intesa, quale riallineamento “dovuto” sui parametri nazionali a riconoscimento dei maggiori investimenti e della garanzia di riallocazione occupazionale. Come dire: l’autonomia regionale non serve a tutelare i beni comuni, ma diventa merce di scambio che può essere comprata dai petrolieri.

La battaglia contro lo “Sblocca Italia” è appena cominciata, e di certo non resterà appesa all’esito delle decisioni di Crocetta allo scadere del 9 Gennaio! La Rete dei Comitati Siciliani No Triv, il Forum Siciliano dei Movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni, lanciano l’invito a partecipare alla mobilitazione No Triv promossa dall’AnciSicilia, per il prossimo del 19 dicembre ’14 alle ore 15.30, presso Palazzo d’Orleans sede della Presidenza della regione a Palermo.


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