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Gente di Statte

La cosa più commovente della manifestazione antidiscarica di domenica scorsa l’abbiamo vista fuori dal corteo che ha percorso le vie principali di Statte, il paese-spazzatura alle porte di Taranto...

di Aldo Zappulla - lunedì 3 ottobre 2005 - 5371 letture

I volti e le emozioni della manifestazione di domenica scorsa... baciata dal sole

La cosa più commovente della manifestazione antidiscarica di domenica scorsa l’abbiamo vista fuori dal corteo che ha percorso le vie principali di Statte, il paese-spazzatura alle porte di Taranto. Due sorelle ex contadine, la signorina Caterina e la signora Maria Rosaria, centosettant’anni in due, stavano sulla veranda di casa in via Bainsizza con un cartello in mano: “stiamo con voi”. Clap, clap, clap, applausi scroscianti e scatti digitali a iosa per immortalare la scena, durante il passaggio del corteo dei manifestanti.

A prescindere dai torti e dalle ragioni di questa storia complicata che va avanti da quando è stata aperta la cava, nella scorsa primavera, abbiamo provato ad ascoltare questa “comunità che cammina chiedendo”, come direbbero gli indigeni del Chiapas. C’erano molti politici di altrettanti schieramenti. Ma abbiamo voluto raccontare gli anonimi, gli invisibili cittadini stattesi che pagano le conseguenze pesanti di scelte politiche prese altrove. Come sempre. Sparsi nel serpentone umano - partito dalla stazioncina ferroviaria del paese alle 10,00 - che protestava per far chiudere il mondezzaio dell’Italcave spalancato quattro chilometri più giù lungo la strada per Taranto, ritroviamo domenica molti volti conosciuti due settimane fa al campobase davanti alla cancellata d’ingresso della discarica. Eccolo là Guglielmo con la sua bella barba bianca, il portavoce del Comitato cittadino antipuzza. Ci prende sottobraccio prima che inizi la manifestazione raccontandoci delle difficoltà incontrate per smuovere la gente del paese, ma anche che “gli avvocati dell’Italcave dicono che lì dentro c’è solo materiale inerte. Mica puzza così un mattone!”.

Niente male riuscire ad organizzare una marcia in meno di quattro giorni, dopo che il presidio antidiscarica allestito due settimane fa è stato sgombrato in meno di mezz’ora giovedì 28 settembre. Non manca nessuno. Avevamo conosciuto Piero e rieccolo qui, immancabile, con quegli occhi interrogativi impegnati tutto il tempo a filmare lo sfoggio di striscioni e bandiere, come se fosse a un banchetto nuziale. C’è Carmine - imparentato con padre Pio - che verso le nove e mezzo di mattina, su una panchina, ci parla dello scoramento subentrato allo sgombero. Brutto sgambetto, ma Dio si è schierato con il Comitato antidiscarica di Statte?! C’è un sole così durante la manifestazione, una piccola parentesi rispetto al tempaccio degli ultimi giorni ed alle previsioni bibliche preannunciate dai bernacca per l’indomani. Si suda un bel tot, e a quelli della discarica bisognerebbe fargli pagare anche il costo delle lavatrici in più fatte in tante case stattesi domenica pomeriggio.

È bello girare in mezzo ai cortei. Saltiamo dalla prima fila all’ultima per poi tornare a fatica davanti. La testa del corteo saltella, fischia, grida e sbraita contro chi sta alla finestra a godersi con insolenza lo strano spettacolo. Quattro tute bianche con tanto di maschera e filtro chimico all’israeliana formano la scritta “Help”. Tra loro c’è Giuseppe, un impiegato residente in contrada Tudisco. In ultima fila accarezziamo Laika (sic) al guinzaglio - da tre mesi - del suo nuovo padrone Ivan, un simpaticone del Comitato di quartiere Città Vekkia di Taranto. Anche tra loro c’è il filmaker ufficiale, si chiama Claudio, sempre con l’occhio incollato alla sua Canon per raccogliere materiale da trasmettere sulla ‘street Tv’, il progetto di tivù di quartiere ancora di là dal venire. Per ora con gli altri compagni Claudio dalla lunga criniera ha prodotto alcuni reportage tra cui uno sui misfatti di Urban II a Taranto. Il corteo si allunga su via Bainsizza, via Vittorio Emanuele, largo Lepanto, piazza Sant’Antonio, meta finale dove è stato reimpiantato il gazebo bianco permanente, “vediamo se ci cacciano anche da qui”.

Nel frattempo Gianni l’impiegato spinge una culletta a rotelle con la sua creatura di cinque mesi. Paolo, che di bimbi ne ha due e insegna musica ai bimbi facendoli giocare, è invece uno spilungone alto alto a confronto con noi. Non ne sapeva nulla, ma appena è stato informato la sera prima ha deciso di venire al corteo. E poi c’è Piero, che non sorride per niente dietro al suo pizzetto geometrico. Mica facile vincere la timidezza e la vergogna di doversi esporre così, girando con uno striscione in mano lungo le vie del paese. Ma Piero, trentasei anni, due figli e una moglie, ha comprato casa dieci anni fa alla “Frsciodd”, il quartiere Feliciolla che con l’altra zona Zappalanotte è a meno di cinquecento metri dalla discarica, alla faccia della legge regionale che prescrive minimo due chilometri di distanza dalle abitazioni per impiantare una discarica.

Salutiamo Annamaria che manifesta “per il diritto di tutti alla salute”, ma si è un po’ spazientita per le molte bandiere di partito presenti, non sapendo che il Comitato aveva invitato tutte le forze politiche. Rincontriamo la signora elegante che dieci giorni fa protestava davanti alla discarica in abito blu e pure questa volta non ci vuol dire il suo nome, ma usa il fischietto come facevano a Danzica e riesce a gridare anche più forte.

Vorremmo parlare con tutti e specie con tutte le belle ragazze - chissà quanti amorazzi nascono in queste occasioni - ma si è costretti a fiutare l’aria e ad incrociare lo sguardo solo con qualcuno. Antonio è un distintissimo settantacinquenne che abita in pieno centro a Statte ma, la sgradita compagnia del cattivo odore targato Italcave, sente specie di notte quando si alza alle tre per un pit-stop. “Anche a mezzogiorno” ribatte una lunga chioma femminile alle sue spalle. Con Gianna assaporiamo cinque minuti di vanagloria grazie ai complimenti per il primo reportage fatto di notte al presidio davanti alla cancellata della cava, ma torniamo con i piedi per terra quando un altro ci dice “bravo signor Catapano” (?!) “Scendete anche voi, non state a guardare”, “vogliamo la chiusura della discarica”, “chi non salta un rifiuto è...” ritmano quelli davanti, baldanzosamente. “200 camion al giorno tolgono Statte di torno”, strilla uno striscione che ci passa sotto il naso mentre parliamo con Benito, settant’anni, per trent’anni all’Italsider (ora Ilva), in strada “per difendere i nostri nipoti”. Non si conoscono con la vicina di gomito Carmela, una mamma graziosa che abita nel centro storico del paese, che ce l’ha perché “Statte è un paese dormitorio, ci manca pure che diventi una pattumiera”.

Passa Leo di Legambiente, che inutilmente già un anno fa aveva chiesto alla Provincia di rivedere la procedura di autorizzazione per l’apertura della discarica: “L’Italcave ha tre lotti. Per ora è in funzione il primo. Sappiamo che nel secondo c’è stoccato il ‘pet cocke’ che viene considerato combustibile. Ecco perché per noi è incompatibile una discarica lì, oltre al rischio ingorgo per la circolazione dei tanti camion in un asse viario già intasato”. Già dal ’99, continua l’ambientalista tarantino “quella cava fu considerata inidonea dal Comitato tecnico della Provincia ex articolo 5, legge regionale 30 del 1986”. Anziché sospendere tutto hanno cambiato il Comitato. Il gioco è facile, “oggi tutti i rifiuti diventano ‘speciali’, basta trattarli in qualche modo. All’Italcave dovrebbe esserci un ciclo di inertizzazione. Ma c’è?”

Ci lasciamo alle spalle questi dubbi inquietanti e saltiamo a parlare con un ragazzo, Egidio, che sfoggia un pizzetto lungo più di dieci centimetri. Sfila con i genitori - che dal 1981 risiedono a Statte - contro l’Italpuzza “per una questione di principio”. Osservano interessati ma con occhi benevoli il comandante Zanfino e il vice Malzoni della stazione dei Carabinieri di Statte. La domanda è troppo divertente per non farla: quanti sono ‘sti manifestanti? “Più di duecento”, fa Malzoni. Il vice portavoce del Comitato alla fine dirà che erano “circa settecento”. Come da copione.

Vito, trentasette anni, sfila con il Comitato di quartiere Paolo VI. Perché qui? “Per sconfiggere l’abitudine della gente a sopportare, a credere che le cose non possono cambiare mai. Questa lotta degli stattesi è un inizio”.

Si arriva finalmente, ed è quasi Mezzogiorno. Poche parole di Guglielmo, altrettanto fa Angelo, baffi a tendina argentati, tre figli, consulente globe-trotter per la costruzione di piattaforme petrolifere, tre lingue masticate e loquela accattivante. Ti candidi alle Amministrative anticipate della prossima primavera? “Non lo farò mai, piuttosto vuoi uno scoop?” Ehia! “Ci avevano promesso che fino al 3 ottobre i tecnici dell’Arpa avrebbero fatto ‘il carotaggio’ dalla discarica, invece stanno facendo solo dei prelievi dai camion in entrata all’Italcave per verificare se la discarica è davvero inquinante. Menomale che il giudice Sebastio ha aperto un fascicolo sulla cava”. Che farete da domani, Angelo? “Martedì 4 ottobre ci incontreremo alle 8 e mezzo di sera allo Sporting club. Ci penseremo insieme”.


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