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Facciamo solo la volontà del governo

"Quest’Italia che ha mandato i suoi figli in tutti i continenti, che per decenni è stata base di partenza dell’emigrazione, è in realtà un Paese profondamente razzista, nell’animo e nel cuore..."

di Alessio Di Florio - giovedì 16 luglio 2009 - 3565 letture

Il 2 luglio è diventato legge dello Stato Italiano il decreto "che porterà molta sofferenza". Al culmine di un ciclo di degrado e barbarie, che dura ormai da oltre un decennio, si è definitivamente stabilito che lo Stato Italiano considera parte dell’umanità schiavi da sfruttare e violentare. Una decisione che dovrebbe soffocare, chiudere con un pugno lo stomaco, ogni coscienza civile, democratica, pacifista, amica della nonviolenza e dell’umanità. Ma il quadro sociale e civile nel quale è accaduto, rende tutto ancora più grave. Esattamente come nel primo ventennio si è radicato un razzismo "in doppio petto" perbenista e ipocrita.

Poche ore prima della definitiva approvazione del decreto sofferenza, un migrante è stato selvaggiamente picchiato a Roma. La squadraccia colpiva urlando "noi facciamo solo la volontà del governo".

Il giorno successivo, alla periferia di Roma, è avvenuto l’ennesimo stupro. Rapide indagini degli inquirenti hanno portato a dimostrare che il criminale è autore di almeno altri 2 stupri e diversi altri sono attribuibili a lui. Dopo una settimana di indagini viene arrestato un ragioniere di Roma, apparente tranquillo borghese di provincia.

Nessun rom, nessun rumeno, nessun marocchino o senegalese da additare al pubblico disprezzo e ai tribunali mass mediatici. E, infatti, si è squarciato ancora una volta il velo dell’ipocrisia della macchina del consenso mediatico.

Ricordate lo stupro di San Valentino? Ricordate i fotografi e i giornalisti che, già al momento dell’arresto, erano pronti a sbattere i mostri in prima pagina? Poche settimane dopo abbiamo scoperto che i due accusati erano totalmente estranei ai fatti. Ma, intanto, per settimane i loro volti sono apparsi sui giornali e sulle tv, corredati dalle peggiori infamie.

Dopo l’arresto dello stupratore seriale nulla. Nessun Calderoli ha agitato la bandiera della castrazione chimica, nessun giornalista si è fatto trovare all’arrivo dell’arrestato pronto a sbattere il mostro nella prima pagina del giorno dopo o del telegiornale serale, nessun politico ha proposto decreti anti-stupri.

Quest’Italia che ha mandato i suoi figli in tutti i continenti, che per decenni è stata base di partenza dell’emigrazione, è in realtà un Paese profondamente razzista, nell’animo e nel cuore. Le violenze contro i migranti, la reclusione in lager come i CIE, la violazione sistematica di ogni elementare diritto umano, non colpiscono l’emotività della ’brava gente’. E non si venga a dire che è colpa della televisione! Perché, davanti ad un caso come quello appena descritto, la televisione la si spegne. E, nessuno, diciamo le cose come stanno, crede veramente e totalmente alla televisione e ai giornali. Ci si crede quando conviene, quando fa comodo.

Il decreto del 2 giugno, quest’offesa al diritto e alla coscienza umana, arriva in quest’Italia. Molte sono le reazioni della società civile e delle associazioni impegnate a fianco dei migranti, in difesa dei loro diritti e alla conquista della società multietnica tanto disprezzata da Berlusconi.

Pax Christi, che nell’omertà e nei distinguo del Vaticano e delle sue gerarche, si è fatta profetica voce dell’indignazione cattolica, ha definito il decreto un’offesa e una bestemmia contraria al Vangelo.

Il Centro di ricerca per la Pace di Viterbo, del sempre straordinariamente generoso Peppe Sini, propone di scrivere al Presidente della Repubblica, per chiedergli di non approvare un atto palesemente incostituzionale e contrario al diritto.

Moltissimi (a partire dall’ARCI e dalla stessa Pax Christi, così come molti medici già stanno facendo) propongono la disobbedienza civile contro le norme del decreto.

Ma non basta trasgredire alcune norme. La disobbedienza civile dev’essere molto più forte e generalizzata. Non possiamo accettare di resistere ad una sola norma. Perché sono anni che, in realtà, stanno introducendo nella legge italiana norme discriminatorie, violente e razziste. E il razzismo, come scrivevamo prima, sta penetrando nell’animo degli Italiani.

Dobbiamo avere il coraggio di boicottare qualsiasi veicolo del razzismo, di essere disposti nelle piazze, nei locali pubblici, nelle case, nelle nostre famiglie, parrocchie, partiti e associazioni a dire no a qualsiasi parola, pensiero, comportamento che possa, anche solo lontanamente, lasciare spazio al razzismo. Quanti bravi cristiani, quanti militanti del PD, quanti tranquilli borghesi in doppiopetto in realtà pensano che i CIE siano necessari.

Dobbiamo avere il coraggio di gridare NO, di non lasciare spazio. In nessun ambito della vita sociale.


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Facciamo solo la volontà del governo
11 settembre 2009, di : GianniU.S.A.

La differenza tra emigranti con un certo grado culturale - non parlo di istruzione o titoli- e quelli di grado culturale nettamente inferiore, si traduce nella capacita’ di adattamento alle regole civili di una data societa’.

I figli d’Italia all’estero non hanno imposto il loro credo o la loro cultura ma, nel tempo, dopo aver imparato a convivere con nuove realta’ culturali, hanno saputo comunicare la loro e guadagnare il rispetto che oggi nel mondo intero abbiamo. Diverso dunque e’ il caso di emigranti che arivano in un paese creando caos o recriminando l’accettazione della loro estrazione culturale, imponendo magari la loro religione o beffeggiando quella del paese cui li ospita, imponendo i loro usi e costumi dimenticando che essere civili vuol dire adattarsi alle condizioni e alle leggi. E’ vero ed innegabile il diritto di ognuno ad elevarsi, pretendere una vita "migliore", una condizione dignitosa, ma è anche vero che bisogna rispettare chi ti accoglie e che chi ti accoglie ha il diritto/dovere di far rispettare la propria cultura, i propri usi, ma non per sentimento di padronanza, semplicemente per rispetto della propria storia senza la quale si rischierebbe una grave crisi di identita’. In parole povere provate ad invitare a casa vostra, probabilmente acquistata dopo tanti sacrifici ed immobiliata dopo anni di risparmi, qualcuno con il quale siete anche in confidenza, offritegli un buon bicchiere (di cristallo) di Brunello, siedete insieme alla moglie ed al bimbo, su quel salotto appena rinnovato, con al centro un tavolino di marmo di carrara posto su un tappeto persiano grlosamente custodito. Adesso brindate...e...che ne dite se l’ospite disteso con i piedi sul divano, fa bere al bambino il vino ( cosa che magari avevate sempre evitato), poi finendo il bicchiere lo lancia contro il tavolino ( si dice per scaramanzia ) distruggendolo e scheggiando il tavolino stesso? ...poi mentre la moglie si abbassa per prendere i cocci lui (l’ospite) le palpa il sedere, cosa pensate? Poi si alza si guarda intorno e sposta i quadri mettendoli a proprio piacimento dei quali, tra l’altro, ne prende uno in particolere e lo distrugge perche’ raffigurante due gattini che si coccolano, simbolo questo, per la sua cultura, di istigazione al sesso e depravazione!!! Cosa fate?...vi scusate per essere stati cosi’ insensibili? Ma fatemi il piacere!!!

Signori...per favore i piedi per terra! Si alla morale, NO al moralismo! Si ad un reciproco e produttivo scambio culturale, NO al rinnegamento dell’identita’ culturale!!!

Praticita’ ed onesta’ intellettuale evitate di impiastricciarvi negli intellettualismi!!!