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Diario semi-amaro di un insegnante precario

di Giacomo Mangiaracina - martedì 19 ottobre 2010 - 4014 letture

Chi non lavora o non ha lavorato nella scuola non può e non dovrebbe occuparsi di “affari di scuola”. Un po’ come se io, laureato in lettere, decidessi – da un giorno all’altro - di guidare una nave da crociera. Non vi preoccupate, per la vostra incolumità, non lo farò! Infatti sono il primo a chiedermi: dove la condurrei?

Sicuramente, dopo una pessima gestione di bordo, la porterei rovinosamente a sbattere con danni e conseguenze per tutti i “miei poveri passeggeri”. Non vorrei essere polemico… ma conosco abbastanza bene il “mondo della scuola” di oggi e, permettetemi, anche di ieri così come lo conoscono tanti altri miei seri ed infaticabili colleghi.

Va da se, per “qualcuno” che quando c’è aria di crisi, e in Italia ce n’è e ce ne sarà più di quello che dicono, dobbiamo stringere tutti la cinghia… ma fino a strozzarci mi chiedo? È ovvio che nei programmi della “ministra”, così come è avvenuto per la Sanità, ci sono i tagli.

Si potrebbe parafrasare una famosa canzone che diceva money money in tagli tagli e, citazione poetica, fortissimamente… tagli. L’Italia non può sollevarsi dalla crisi da sola è chiaro ed è anche la storia, “maestra di vita”, lo dimostra o – meglio –dimostrerebbe. I tagli nella sanità e nella scuola non possono da soli farci uscire dalla crisi; e quando parlo di crisi non intendo quella che abbiamo considerato fino ad oggi ma parlo di quella che ancora, purtroppo la Stato italiano deve ancora vedere.

Non vorrei essere catastrofico alla “calendario Maya” ma, credo, essa ci travolgerà come un fiume in piena più di quanto noi possiamo immaginare. A tal proposito, una sola considerazione: se le persone che prima lavoravano ora non lavorano più, se chi non ha mai lavorato non lavorerà mai come possono, questi, continuare a spendere per poter mantenere viva l’economia italiana? L’equazione è semplice: se cominciamo a non spendere più perché vittima dei tagli indiscriminati… dalla crisi non si esce.

Nel caso specifico: se io non guadagno non spenderò. Se la gente non spende, di conseguenza, nessuno più comprerà. Quello che già, da qualche anno, sta avvenendo ma che “alcuni” ci nascondono dietro sorrisi e programmi di tempi migliori che verranno. Gli insegnanti che l’anno scorso non hanno lavorato come possono sperare in un futuro. Come possono pensare di potere solo sognare i loro progetti di famiglia, di un figlio, di una casa, di una macchina nuova.

L’anno scorso, “per fortuna”, ho insegnato in una piccola isola del meridione: 14 ore al posto di una professoressa che teneva per se solo 4 ore (impegnata in politica) per non perdere lo stipendio. Con i soldi di quelle 14 ore ho pagato l’affitto, carissimo, di una casetta su quell’isola; ho pagato i viaggi con l’aereo per poter stare, di tanto in tanto, vicino a mia moglie e mio figlio; ho pagato per il mio vitto, le medicine, il trasporto dell’auto per raggiungere un’altra sede disagiata che mi era stata affidata sempre su quell’isola.

Ed io ero tra i pochi fortunati che riuscivano a lavorare, se è vero che il “lavoro nobilita l’uomo” mi sa, anche se non mi sento, che mi sono solo nobilitato! Questo per dirla un po’ alla Totò. Ho dovuto pagare. Ho pagato per lavorare. Ho pagato per “nobilitarmi.” Di soldi, è ovvio, non me ne sono rimasti. Anzi ho dovuto “dar fondo” ad un misero gruzzoletto che – con molta fatica – ero riuscito a mettere da parte in attesa dei tanto sospirati ”tempi migliori”. Di questa lontananza ne ha risentito tantissimo la mia famiglia, mio figlio. La scuola era completamente inagibile e con una “signora” (impiegata in segreteria) che faceva da “feudatario” e aveva – addirittura - la stanza da sola per poter fumare tranquillamente tutte le sigarette che voleva. Ma, consentitemi, non è vietato fumare nei luoghi pubblici e, soprattutto, nelle scuole?

Qualcuno, però, ha fatto un corso di qualche giorno, qualcun altro di qualche ora, altri non l’hanno fatto affatto… e la scuola, così come per magia, ha avuto rinnovato il permesso sulla sicurezza. Le scuole giù (in Sicilia) vanno a pezzi, crollano ma si parla della tanto agognata realizzazione del ponte sullo stretto. Mah! I progetti: antimafia, alcolismo, droga, fatti a noi insegnanti da persone che prendono soldi dallo Stato o dalla Regione o dalla scuola per leggerti delle slides proiettate su maxi schermo che hanno scaricato la sera precedente prima di farsi “il bicchierino della buonanotte”. Mah!

Non sono mafioso, né drogato, né alcolista ma la mia cultura mi permette lo stesso di poter parlare di questi problemi agli alunni. Progetto accoglienza, sportello di inglese e matematica… ed alcuni ragazzi non sanno far altro che mettere solo la loro firma su un foglio consegnato in bianco perché non sanno scrivere. Ma queste cose (progetti)… non andrebbero fatte durante l’ora di lezione di ciascun insegnante e, soprattutto, a gratis… coi soldi dello stipendio?

Per risparmiare, però, la scuola si permette di interrompermi il contratto durante le vacanze di Natale, Pasqua. Ma io la casa in affitto, a dicembre, non potevo lasciarla perché non avrei avuto la certezza di ritrovarla libera qualora mi avessero richiamato per il 7 gennaio. Su una cosa sono certo: tenevo alta l’economia dell’isola! Quanti soldi ho speso? Meglio non saperlo, meglio non farsi i conti.

Allora mi chiedo: che senso ha tutto ciò visto che, prima o poi, troveranno la scusa per “tagliare” anche me. Del resto è solo dal 1996 che lavoro, che sono andato in posti sperduti dove altri non volevano andare, che ho lavorato anche nelle sedi carcerarie dove colleghi preferivano non mettere piede. Ora? Ora lavoro al confine con la Svizzera. Dalle Alpi alle Piramidi…e, ovviamente, tutto a spese mie. Anche qui: trasporto dell’auto 626 euro, albergo 500 euro, vitto 150 euro, alloggio per “uscire dall’albergo” 450 euro, 1.600 euro tra agenzia, spese registrazione contratto, caparra etc. per una sistemazione semi-definitiva, benzina. Altre spese preferisco non ricordarle. Questo il Ministro e gli italiani che sentono solo quello che passa la tv lo sanno?

Si conosce la storia di quanti hanno fatto o fanno un vita peggiore della mia e adesso non possono investire dei soldi per spostarsi da casa o sono costretti ad aspettare, in preda alla depressione, una telefonata di lavoro che non arriverà mai? Abbiamo 44 anni, 56, etc. cosa faremo? Che vita avremo? Quali sono le nostre aspettative per il futuro. Quante famiglie sul lastrico, quante famiglie distrutte, quante persone logorate psicologicamente da un lavoro che hanno perso, stanno perdendo o non troveranno mai più. Perché lavoro adesso? Perché qualche hanno fa mi sono inserito in una provincia “estera” del nord Italia. Perché mi sono inserito in coda. Perché, probabilmente, quelli che mi precedevano hanno rifiutato le ore (quasi tutte del serale) che ora sono MIE.

E non parlatemi di meritocrazia… in questo mondo dove si fanno promossi i ragazzi che non sanno scrivere che la loro firma ma devono essere promossi lo stesso altrimenti il preside “si arrabbia” perché non può formare la classe l’anno successivo… tutto questo – consentitemi - mi disgusta.

Concludo dicendo che nelle bacheche delle scuole leggo volantini che “inneggiano alla ribellione” perché, noi “disperati” potremmo essere inseriti, in altre province, non più in coda ma a pettine. Molti già si lamentano perché così togliamo i posti a chi non lavora già. Mi sa che, alla fine, è tutta una lotta fra poveri. E i signori Ministri…? stanno a guardare con aria impassibile. Perché è questa la politica oggi: tu parli, ti arrabbi, porti dei fatti a dimostrazione di quanto detto… ma tanto loro “porgono l’altra guancia”. In bocca al lupo colleghi… sopravviva il più forte!


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