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Dalla Toscana alla Sicilia, ipotesi urgente di baratto culturale

Esperienza di dialogo tra culture attraverso il teatro a Novara di Sicilia con l’Accademia Minima del Teatro Urgente

di Francesco Chiantese - venerdì 13 agosto 2004 - 6786 letture

La ballerina si ferma, un istante e subito con le mani percorre una linea immaginaria che scende veloce disegnando una cascata che salta, o delle lenzuola che calano di lato da un letto, o non so bene cosa. E’ un gesto che mi è familiare, come se mi appartenesse. Lei oramai ha rimesso in movimento tutto il suo copro, ora sta roteando da qualche parte nello spazio ma io non la seguo più. La mia attenzione sta correndo in su ed in giù nel tappeto di foglie della memoria per scovare le radici di quella familiarità. Eccole! Quel gesto. Mia madre che pettina i capelli sorprendentemente neri e lunghi, di mia nonna ormai anziana. ecco. E’ un altro gesto, ma è lo stesso gesto.

Esiste una fase dell’espressione che è precedente ad essa e che qualcuno chiama "pre-espresisone". E’ una fase fondamentale della comunicazione. Pensate: qualunque cosa voi facciate, è preceduta da un’energia opposta da cui l’azione nasce. Concentratevi su gesti semplici. Prima di saltare, piegate le gambe. Prima di tirare un sasso, tendete indietro la mano come fosse un arco. Prima di parlare esiste un istante in cui il pensiero si materializza in parola, ce ne accorgiamo quando stiamo per dire qualcosa di importante. Quella è la fase pre-espressiva.

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Processione a Novara di Sicilia
I riti popolari sono uno dei pozzi culturali a cui attingere materiali per il baratto culturale.

Possiamo studiare questo. Possiamo allenarci a questo. Ma dobbiamo riconoscere che questo esiste, anche se ne siamo attori involontari. Chiunque si esprima, anche involontariamente, vive una fase precedente all’espressione stessa.

Questa non è una nozione tecnica di teatro. O meglio, lo è, ma è completamente aderente a quello che è il modo di incidere del teatro sulla società.

Vediamo. Proviamo ad immaginare una realtà (insieme di società) in cui tutti sanno che alla base di qualsiasi linguaggio, tradizione, rito, religione, gesto quotidiano ci sia una base "pre-espressiva" comune a tutti. In una società come questa si assisterebbe ad un fenomeno di comunicazione opposta. Infatti non sarebbe più necessaria una pratica del "dire", ma sarebbe fondamentale una pratica dell’"ascoltare". Se noi ci distogliamo dal linguaggio, ci concentriamo sull’ascolto.

A quanti di voi è capitato presentandosi di essere così concentrati sul modo di stringere la mano e pronunciare il proprio nome da non "sentire" il nome dell’altro?

Questa che resta un ipotesi "utopia" sul piano del reale, può essere realizzabile in una situazione "sperimentale" controllata. Il "baratto culturale".

Questa pratica vissuta inconsapevolmente da sempre da coloro che vivono in società al limite tra più culture (si pensi a certi paesi "confine" ma anche a realtà come il teatro, la danza, la religione…), è quella che abbiamo deciso di vivere con un gruppo di attori che da quattro anni lavorano assieme.

Il luogo prescelto? Un piccolo paese della Sicilia, Novara di Sicilia, nel messinese che porta in se ancora i segni di una grande cittadina poi spopolata nella fase di fuga verso i grandi centri urbani.

Il progetto? Vivremo a Novara per circa otto giorni (dal 17 al 24) ospiti dell’amministrazione comunale; in questo periodo vivremo due giorni di avvicinamento alla realtà del posto (Scelta degli spazi da utilizzare, messa a punto dettagliata dell’operazione, ma anche semplicemente un modo per farsi vedere in giro, per familiarizzare), poi metteremo in scena un nostro spettacolo (Cherosene ispirato a Fahrenheit 451 di Bradbury), terremo un laboratorio residenziale gratuito di due giorni con attori del posto ma anche delle zone limitrofe della Sicilia, ci faremo raccontare dagli abitanti tradizioni, racconti popolari, memorie, ci faremo insegnare stornelli, passi di danza, musiche della loro tradizione che poi misceleremo alle nostre esperienze per realizzare una performance finale. Infine alcuni di noi resteranno qualche giorno in più, senza svolgere attività particolari, per osservare come la cittadina ha reagito alla nostra presenza.

Saranno a Novara di Sicilia Lorenzo Misuraca, Salvatore Sofia, Francesco Chiantese, Valeria Bassi, Erika Cherubini degli Urgenti e Roberta Mercanti del Teatro Internato di Roma

Nei prossimi giorni, tenterò di darvi informazioni sul come procede la nostra esperienza, riportando i problemi e le osservazioni che potremo fare solo sul campo. Questo perché sono convinto che il teatro possa essere laboratorio di qualcosa di più vasto; in pratica una porzione della società su cui fare esperimenti, potendone controllare più agilmente alcuni parametri, e vedere cosa accade.

Spero anche che vogliate commentare con noi quello che accade, le vostre opinioni saranno preziose.


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