Come si fa un Papa: le regole del conclave

Le nuove regole del Conclave stabilite da Giovanni Paolo II nell’ "Universi dominici gregis"

di Redazione - venerdì 1 aprile 2005 - 6651 letture

Nel 1996 Giovanni Paolo II con la ’Universi Dominici gregis’ (Dell’intero gregge del Signore) ha fissato le norme che dovranno essere seguite per l’elezione del prossimo Papa.

Come negli ultimi anni, "extra omnes", fuori tutti, sara’ intimato dal Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie non meno di 15 giorni e non piu’ di 20 dopo la morte del Papa. Non ne e’ prevista una durata massima e non e’ necessario (ma non si prevedono novita’) che l’annuncio del nuovo Papa sia dato dalla tradizionale "fumata bianca". Di sicuro sara’ il conclave piu’ affollato della storia, al quale prenderanno parte 117 cardinali.

Hanno diritto al voto i cardinali che, al momento della morte di Giovanni Paolo II, non avranno ancora compiuto gli 80 anni. Non erano mai stati cosi’ tanti: nei due conclavi successivi alla riforma di Paolo VI, che innalzo’ a 120 il loro numero, furono 111 nel conclave del 25 agosto 1978 (finora il piu’ affollato della storia), che avrebbe eletto Giovanni Paolo I e lo stesso numero (mancava Luciani, ma venne Wright, ammalato ad agosto) in quello del 14 ottobre, dal quale usci’ Giovanni Paolo II.

I cardinali non potranno avere contatti con l’esterno "I cardinali elettori, "dovranno astenersi dal ricevere o inviare messaggi di qualsiasi genere al di fuori della Citta’ del Vaticano, essendo fatto naturalmente divieto che questi abbiano come tramite qualche persona ivi legittimamente ammessa. In modo specifico e’ fatto divieto ai Cardinali elettori, per tutto il tempo della durata delle operazioni dell’elezione, di ricevere stampa quotidiana e periodica, di qualsiasi natura, cosi’ come di ascoltare trasmissioni radiofoniche o di vedere trasmissioni televisive".

La Casa di santa Marta

Nella ’Casa di santa Marta’, costruita in Vaticano alla fine degli anni ’90, che per la prima volta sara’ residenza degli elettori (ma le votazioni si faranno sempre nella cappella Sistina) oltre ai cardinali, saranno ammessi cerimonieri, confessori, due medici, infermieri, personale di servizio. Quanti saranno, ancora non si sa, ma non sono mai stati pochi: nei due conclavi del 1978 furono 80 e 88. Non sara’ possibile neppure vedere una registrazione ’ufficiale’ di quanto accadra’ in Conclave. E’ infatti proibito "assolutamente che, per qualunque pretesto, siano introdotti nei luoghi dove si svolgono le operazioni dell’elezione o, se gia’ ci fossero, siano usati strumenti tecnici di qualunque genere, che servano a registrare, riprodurre e trasmettere voci, immagini o scritti". La Casa di santa Marta, cosi’ fara’ parte del "recinto" del Conclave, allargato per decisione di Giovanni Paolo II che di conclavi ha vissuto i due del 1978 per eleggere i successori di Paolo VI e Giovanni Paolo I. Ancora in quelle occasioni i cardinali, come accadeva da piu’ di cinque secoli, dalla fine del ’400, avevano avuto a disposizione solo le sale intorno alla cappella Sistina. E non c’erano stati grandi cambiamenti per i porporati, uomini per lo piu’ avanti con gli anni, costretti nelle ’celle’ ricavate nelle antiche sale del 1400 e del 1500 del palazzo apostolico. Alloggi di fortuna, scelti a sorte, spesso senza docce, ne’ acqua corrente e neppure servizi igienici in camera, col vetusto pitale che, ogni mattina, ciascun giovane segretario dei porporati, detto ’conclavista’, doveva andare a svuotare. "Dopo il terzo giorno - commento’ il cardinale di Genova, Giuseppe Siri - non se ne puo’ piu’ di vivere in queste condizioni. Magari si prende una sedia e la si fa Papa pur di uscire".

Le votazioni

Gia’ dal primo giorno si comincera’ a votare: una sola votazione. Voto segreto, come oggi sembra scontato; ma in passato non era cosi’, la regola del segreto e’ relativamente recente: fu introdotta nel 1621. Nel prossimo conclave, le votazioni, dal secondo giorno saranno due al mattino e due al pomeriggio. Proprio nelle votazioni c’e’ la novita’ sostanziale portata dalla riforma del 1996, oltre allo spostamento degli alloggi dei cardinali. Per eleggere il successore di Giovanni Paolo II la maggioranza necessaria sara’ ’solo’ di due terzi, con arrotondamento all’unita’ superiore, se il numero dei votanti non e’ divisibile per tre, e saranno chiamati tutti a votare. Ogni volta che si dovra’ votare, "ciascun Cardinale elettore, in ordine di precedenza, dopo aver scritto e piegato la scheda, tenendola sollevata in modo che sia visibile, la porta all’altare (in fondo alla Sistina, n.d.r.) presso il quale stanno gli Scrutatori e sul quale e’ posto un recipiente coperto da un piatto per raccogliere le schede. Giunto cola’, il Cardinale elettore pronuncia ad alta voce la seguente formula di giuramento: ’Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudichera’, che il mio voto e’ dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto’. Depone, quindi, la scheda nel piatto e con questo la introduce nel recipiente. Eseguito cio’, fa inchino all’altare e torna al suo posto".

Al termine di ogni votazione le schede, votate e lette, saranno forate con un ago, "nel punto in cui si trova la parola Eligo (scelgo, eleggo)", legate con un filo e bruciate, insieme ai fogli sui quali i cardinali si segnano i risultati.

Quel fuoco era la "fumata" che usciva dal comignolo della Sistina. Un tempo si capiva l’esito dell’elezione dalla quantita’ del fumo: se era andata a vuoto si univa alle schede della paglia. Molto fumo, cioe’, indicava mancata elezione. Per rendere piu’ facile la comprensione dell’andamento del voto, si passo’ poi alla colorazione del fumo: lo si rendeva nero, un tempo con paglia bagnata, poi con un candelotto nero, se il voto era andato a vuoto, bianco (paglia asciutta, poi candelotto bianco) se il papa era stato eletto. Ma la "Universi dominici gregis" non dice nulla sulla fumata. "La fumata e’ un fatto folclorico - disse, nel 1996 presentando la riforma mons. Jorge Mejia, segretario del collegio cardinalizio - non so se si fara’ o non si fara’; certo si bruceranno le schede dello scrutinio".

Ma una traccia del voto restava e restera’: alla fine del conclave il cardinale Camerlengo stendera’ una relazione delle votazioni "chiusa in una busta sigillata", che potra’ essere aperta solo da un Papa.


Fonte: Rainews24


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