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Caro Professor Vecchioni...

Proviamo a raccontare a Roberto Vecchioni le usanze e i consumi della nostra terra di Sicilia.

di Piero Buscemi - mercoledì 16 dicembre 2015 - 4176 letture

Caro Professor Vecchioni,

alla fine bisogna ammettere che è stato innalzato un polverone per una quisquilia. Potremmo dire, molto rumore per nulla. Tanto per rimanere in ambito letterario, a te tanto caro.

A parte che, pur con una attenta ricerca su web, non siamo riusciti a beccare il momento preciso della tua frase inquisitoria, ma, lo ammettiamo, siamo anche un popolo molto distratto. Come possibilità alternativa, abbiamo pure pensato che il tuo anatema a contenuto "defecazioni etniche" fosse stato censurato. Comunque, a parte tutto questo, vogliamo veramente credere che tu ti sia scandalizzato per le auto in doppia fila e i senzacasco a sfrecciare per le strade delle città?

A parte, scusa la ripetizione di questa premessa ma noi amiamo molto iniziare le frasi con un intercalare, dicevamo, a parte che queste geometriche abitudini non costituiscono sicuramente il punto di rottura tra il nord e il sud dell’Italia, sarà capitato anche a te di fare una passeggiata a Milano ed ammirare i suv parcheggiati sui marciapiedi, qualche anno fa ce li ricordiamo anche in zona San Babila. Pensiamo anche che un giro culturale tu l’abbia fatto nella nostra capitale, dove i romani sono capaci di esternare il miglior folclore italico che si possa immaginare.

Decisamente, ci troviamo nella condizione di darti dell’ingenuo. Non ti offendere, ma ci eravamo illusi che il tuo intervento contenesse argomenti più nobili di discussione, rispetto a quelli da te utilizzati e che avremmo potuto ascoltare in qualsiasi tavola rotonda televisiva, tanto di moda nei nostri giorni.

Ma tu, caro professore, non ti immagini neanche il livello di creatività degli isolani in campo di interpretazione del codice della strada. Anni di motorizzazione hanno consentito di affinare tecniche e metodi di guida che neanche nelle metropoli asiatiche sono riscontrabili. Caro professore, ti sei perso sicuramente i nostri passi carrabili che, qualcuno, anni fa, arrivò a definire in pieno stile naif. Quei bellissimi dipinti a ritrarre divieti di sosta, spesso disegnati sulla propria saracinesca sotto casa, raramente sostituite da cartelli acquistati alla ferramenta. Opere d’arte che non vengono neanche denunciate ai comuni di residenza, per non sporcare queste creazioni improvvisate con inutili balzelli e autorizzazioni.

Una delle nostre specialità, poi, è il "pedone a strisce". Qui, forse, rasentiamo la perfezione. E’ una delle più sofisticate combinazioni di guida che vede protagonisti un automobilista, un motociclista e un pedone. Il pedone si azzarda ad attraversare la strada in prossimità delle strisce pedonali, una rarissima auto decide di fermarsi per dare la precedenza al pedone e, contemporaneamente, un’altra auto, ma spesso è un motorino, sorpassa l’educato automobilista che ha avuto l’ingenuità di fermarsi, e mette sotto il pedone. Ci consola sapere che, ormai, in diverse latitudine italiche, questa tecnica è stata emulata e migliorata.

Come dicevamo in precedenza, però, da te ci saremmo aspettati dei rimproveri più consoni alla nostra creatività. Ci saremmo aspettati che ci parlassi delle strade fatiscenti, che collegano i vari poli turistici dell’isola; dei ponti crollati sulle autostrade, insieme alle cerimonie di inaugurazione, rinnovate con cadenza quasi regolare; delle alluvioni che trascinano morti in mare, oltre che alle colline. E il mare, che hai voluto citare come fiore all’occhiello della nostra cartolina turistica da mostrare al mondo. C’è gente che non riesce neanche a vederlo, bloccato da quelle recinzioni abusive che ostruiscono l’accesso. Altri si sono stancati di guardarlo stuprare da inutili ciminiere, che al danno dell’inquinamento, hanno aggiunto anche la beffa della disoccupazione. Potremmo continuare l’elenco all’infinito, sicuri di tralasciare sempre qualcosa.

E poi, caro professore, perché non si parla più di mafia? Vuoi vedere che, forse, aveva ragione Roberto Benigni, quando nel suo film Johnny Stecchino, parlando di Sicilia, citava il traffico come la piaga più invadente, per la quale l’isola è conosciuta nel mondo?

Caro professore, vogliamo dirti una cosa. Non ci siamo offesi per le tue parole. In parte, le abbiamo pure condivise. Siamo stati spiazzati solo dalla verità, che quelle parole contenevano. Ammettilo, hai sufficiente esperienza per confermarlo, che la verità non è mai piacevole ascoltarla. Specialmente, se sono gli altri a raccontarcela.

Noi, rispetto a te, siamo anche più ingenui. Noi, questa verità, proviamo da anni a donarla ai nostri lettori dalle pagine della nostra testata. E siamo pure fessi, come avrebbe detto il grande Totò, perché noi lo facciamo gratis. Dietro di noi, non c’è neanche un centesimo di euro che ricompensi la nostra voglia di raccontarla. Non che la cosa non ci farebbe comodo, considerando che, ogni tanto, qualcuno si permette pure di querelarci, pretendendo anche risarcimenti in denaro per aver osato "oltraggiare" la loro reputazione.

Infine, vorremmo dirti che tu hai un privilegio, rispetto a noi. Quello che puoi decidere di venire qui in Sicilia quando vuoi. Andartene quando ti sarà venuta noia di tutte queste arroganze su due o quattro ruote. E non solo. Molti di noi, invece, restano qui sognando che si possa avere davvero un’altra Sicilia. Altri, non se ne potrebbero andare, anche volendolo.

Ti ringraziamo per la provocazione che hai voluto offrirci, addirittura gratuitamente. Ci permettiamo soltanto di farti notare una triste realtà, che noi siciliani abbiamo visto realizzarsi con il passare degli anni: quella mancanza di coraggio di ribellarci ai soprusi e alle angherie dei prepotenti, che tu hai riassunto così bene nel tuo discorso, ha già passato lo Stretto, invadendo il resto del paese. Peccato che lì, al nord, non ve ne siete ancora accorti.


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