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Call center, la battaglia dei precari finisce in tribunale

di Letizia Tassinari - sabato 12 luglio 2008 - 4563 letture

Lavoravano a progetto, chi all’interno dell’azienda come operatore di call center chi come esterno in qualità di consulente di vendita. Tutti con “obblighi” di orario da rispettare, in particolare gli agenti che dovevano, stando a quanto affermato dai lavoratori che hanno fatto causa, presentarsi agli appuntamenti, presi da chi stava al telefono, puntuali come orologi svizzeri. Non ammesse, stando sempre alle accuse, le assenze ingiustificate, eppure se si lavora a progetto, così stabilisce la normativa al riguardo, il lavoro lo si organizza in totale autonomia, senza imposizioni.

E invece di obblighi per i lavoratori, alle due aziende di Sant’ Anna, ce n’erano eccome. Chi stava al telefono doveva seguire un preciso script, imposto dall’azienda e dal committente. Le telefonate erano “ascoltate” dai capi, e dai loro capetti, e se un operatore personalizzava le frasi erano guai. Per consulenti di vendita invece era dato obbligo quotidiano, oltre che rispettare gli appuntamenti avuti, anche di reportizzare quotidianamente ai vertici aziendali, via fax o e-mail, gli esiti degli incontri fatti con i potenziali clienti, pena il giorno successivo non avere nessun appuntamento.

La Direzione Provinciale del Lavoro, nel maggio 2006, iniziò una ispezione durata ben 18 mesi, alla fine della quale, nel novembre 2007, i contratti a progetto applicati sia agli operatori telefonici che agli agenti di vendita furono disconosciuti, e i titolari delle due aziende lucchesi diffidati a trasformare i rapporti di lavoro precari in rapporti di lavoro subordinato, con tanto malattia, ferie e tutto quanto spetta, pagati. Ma nulla di tutto questo, per ora, è accaduto. Tanto che alle due aziende sono state notificate delle belle e salate sanzioni da pagare, anche per il pregresso contributivo.

I guai per i titolari non si sono però fermati qui. Cinque ex collaboratori precari si sono inizialmente rivolti agli uffici del Sindacato Filcams Cgil di Viareggio e di Lucca. Il segretario provinciale Massimiliano Bindocci e la responsabile dell’ufficio vertenze Ivana Barsanti hanno cercato di redimere stragiudizialmente la querelle ma invano. Per cui gli ex lavoratori hanno dovuto iniziare, tramite l’avvocato Franco Nencini, una causa di lavoro davanti al Giudice del tribunale di Lucca, dottor Luigi Nanniperi. Ieri mattina prima udienza per testi. A testimoniare alla prima udienza sono stati chiamati due ex lavoratori, non in causa con le aziende, che hanno confermato le ragioni dei precari in giudizio contro i due call center. Quello che è emerso come dato inconfutabile è stato che di autonomia ce ne era ben poca, e di obblighi e regole a cui sottostare, come se si fosse trattato di lavoro subordinato, ce ne erano tanti. Ancora altri sette sono i testi da sentire, di cui solo due quelli della difesa. Il processo è stato aggiornato al 17 marzo 2009.


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