Alcune informazioni orientative sui movimenti nazionalisti nell’Europa dell’Est
C’è un problema “movimenti nazionalisti” nei paesi dell’Europa dell’Est che desta l’attenzione dell’occidente. Un complesso fenomeno da analizzare con criterio in quanto sintomo di una crisi del senso di democrazia nelle regioni orientali del nostro continente alle prese con la pesante eredità dei regimi comunisti
- Simbolo nazionalista
I. Questo articolo non vuole essere un saggio completo sull’argomento in quanto ben altre modalità di indagini andrebbero applicate. Piuttosto, lo sento come un orientamento alla conoscenza di un fenomeno che non è né limitato né superficiale. Non è limitato in quanto è un fenomeno molto diffuso. Basti un dato: ci sarebbero più di 20.000 naziskin nella sola San Pietroburgo! Non è superficiale poiché ha una sua storia che si incarna nella storia profonda di quei paesi. Infatti, esso si ricollega a tutto un mondo di tradizioni appartenenti al periodo pre-regimi comunisti. Quei regimi comunisti che avevano creduto di averle sradicate mediante una riorganizzazione etica e strutturale delle società. Ma essendo questi regimi comunisti portatori di forti istanze nazionaliste avvenne l’esatto contrario, ossia la creazione di un comunismo nazionalista. Il punto di partenza non erano le tradizioni come identificativo di una Nazione, piuttosto l’identificazione del popolo proletario con la Nazione.
II. Il punto di rottura è il 1989, data dell’abbattimento del muro di Berlino. Da questa data nasce una nuova storia per i paesi dell’Europa dell’Est. Una nuova storia che causerà vari effetti e risposte. Il Nazionalismo è una di queste risposte. Fino a quella data le genti dell’Europa orientale credevano di vivere in un mondo sicuro nel senso che era lo Stato a occuparsi dei loro bisogni. Lo Stato era vissuto come un opprimente padre/padrone pianificatore della vita di ogni cittadino. Certamente, in una tale situazione la libertà non rientrava negli obiettivi da assicurare e perseguire. La libertà era, invece, una pericolosa mina che avrebbe potuto mettere in crisi il sistema. In larghissimi strati delle popolazioni dell’Europa dell’Est questa situazione di non libertà era ben accetta. Lo Stato assicurava la scolarità, l’università, la salute, la casa, le ferie, il lavoro e tutto un corollario di assistenze. Non per nulla i vari moti che si alternarono in quei paesi (Ungheria 1956, Cecoslovacchia 1968 e Polonia 1970) erano espressione di una parte delle società di quelle Nazioni. La parte più progredita: i ceti cittadini e gli studenti. Mentre i ceti operai e contadini rappresentavano il nocciolo duro di quei regimi. I fatti di Danzica del 1980 sono tutt’altra cosa in quanto inseriti in un contesto diverso che vedeva primeggiare potentemente la figura di Giovanni Paolo II° (1920-2005), il Papa di origini polacche.
III. Il crollo di questo Stato che si occupava della vita di un cittadino dalla sua nascita alla sua morte provocò una situazione di generale disorientamento nelle popolazioni di tutta la c.d. “Cortina di Ferro”. Si doveva costruire un nuovo sistema sociale, economico e politico partendo da altri basi. Basi che erano occidentali e che quei paesi avevano applicato per brevissimi periodi di tempo fra la fine degli Imperi Centrali (il Regno di Prussia, l’Impero Austro-Ungarico e l’Impero Russo) e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. C’era davvero un mondo da rifondare e il viaggio si preannunciava irto di molteplici difficoltà. Pur avendo, e lo ripeto, conosciuto frammenti di regimi democratici e liberali il risultato è che la nascita di regimi democratici era da considerare come un esperimento di chimica. Gli ostacoli alla creazione di democrazie di tipo occidentale erano davvero svariati. Prima di tutto culturali perché quelle popolazioni non conoscevano il valore culturale di parole come democrazia e libertà visto i decenni di pianificazione statale della loro esistenza. C’è da considerare un piano meramente lessicale: in Russia non esisteva un termine che corrispondesse a “libero mercato”! Buona parte delle elite che si occuparono di sviluppare regimi democratici appartenevano ai vecchi apparati dei Partiti Comunisti al potere. L’effetto fu la creazione di particolari forme di Stato e di Governo ibride. Infine, le strutture sociali ed economiche non avevano quella necessaria mobilità tipiche dei paesi occidentali.
IV. In breve, si partiva da un “modus operandi” di pianificazione scientifica della realtà (ricordate i classici Piani Quinquennali di Programmazione?) ad un altro i cui contorni e le cui modalità erano davvero improntate ad un viaggio verso l’ignoto. Di conseguenza, i paesi dell’est andarono incontro a intensi cambiamenti per entrare in un mondo sempre più globalizzato. Si passava da una situazione di chiusura e autarchia ad un’altra di quasi totale apertura nei confronti del mondo. Gli stati tentavano di diventare non solo più democratici, ma anche più moderni ed efficienti. Le relazioni internazionali ed economiche assumevano un’importanza sempre più evidente. Anche le società si trasformavano accogliendo il contatto con ciò che era posto al di là della Cortina di Ferro. La mobilità extra-regionale si accentuava con modalità quasi da esodo. Ad esempio, ben due milioni di romeni hanno lasciato il paese negli ultimi lustri! La c.d. “società dei consumi” dell’occidente faceva il suo ingresso in quei paesi aprendo negozi di “haute couture” o ristoranti di lusso. Multinazionali installavano filiali o unità produttive seguite a ruota da un impressionante numero di piccole e medie aziende occidentali. Nel breve volgere di pochi lustri l’Europa orientale era un’altra cosa rispetto al grigiore dei regimi filo-sovietici.
V. Attenzione, a non voler credere che questi cambiamenti abbiano avuto effetti tutti positivi. Nulla di più erroneo! Dobbiamo, infatti, registrare tutto un corollario di effetti assolutamente negativi e deleteri. Sintetizzarli non è impresa facile, ma alcuni possono essere indicati:
• Gli stati per avvicinarsi agli standard degli stati occidentali, e in ossequio alle raccomandazioni del Fmi o di altri organismi economici internazionali, si sono lanciati in una serie di riforme liberiste che hanno di fatto annullato il particolare “welfare” in auge nei regimi comunisti. Quindi, drammatica diminuzione dei livelli di istruzione e di assistenza sanitaria e spaventosa esplosione della disoccupazione. Il datore di lavoro non era più lo Stato centralizzato, ma il capitale privato presente in quei territori. Da non dimenticare, inoltre, l’elevato tasso di clientelismo e corruzione che informa l’azione degli stati post-comunisti;
• La povertà ha raggiunto livelli così drammatici da costringere all’emigrazione milioni di persone che si sono trasferite o in Europa occidentale oppure in altre zone del mondo. Povertà ha significato insorgenza di forme virulente di diffuso alcolismo, di forte violenza sociale e di allarmante prostituzione. Tutto questo ha causato il consolidamento di associazioni criminali etniche oppure regionali che hanno lucrato su questa situazione di autentica disgregazione sociale;
• La forbice, già in essere, fra ceti ricchi e ceti poveri è esplosa in tutta la sua drammaticità. La ricchezza dei ceti ricchi per lo più deriva dall’aver ereditato attività che erano proprie dei regimi comunisti come la gestione delle fonti energetiche oppure da attività speculative dove il confine fra lecito/illecito è insignificante. Questo ha comportato uno stridente contrasto fra un grottesco mostrar ricchezze sproporzionate e una miseria che significa fame, alcolismo, accattonaggio e disperazione morale. Fatevi un giro a Mosca e vedrete la netta differenziazione fra i quartieri ricchi e le miserevoli condizioni dei quartieri periferici testimoni di un’epoca che non esiste più. Se ci fate caso è raro che ci siano le c.d. “classi medie” che sono il sintomo di società in equilibrio e dove la suddivisione della ricchezza assume caratteri più equi e diffusi.
VI. Tutto questo ha causato e causa un senso di smarrimento nelle popolazioni di quelle nazioni. Senso di smarrimento che fa rima con diffusa insicurezza e rabbia sociale. Stati d’animo su cui la galassia dei movimenti nazionalisti operanti nell’Europa dell’Est costruisce la propria azione. Tutti questi movimenti hanno un’indubbia capacità di rendere manifesti i succitati stati d’animo amplificandoli e creando colpevoli fisici (ad esempio, gli stranieri) o strutturali (ad esempio, il capitalismo). In parallelo si opera un recupero del passato per riaffermare un diffuso senso di Nazionalismo e rispetto per le tradizioni. Il Nazionalismo attivo nell’Europa dell’Est è, per certi versi, una reazione agli stravolgimenti operati dalla c.d. “globalizzazione” valutata come reale colpevole dello stato di decadimento etico e morale di tutto l’est europeo. Ciò è anche sintomo di qualcosa d’altro:
• Prima di tutto, il processo per rendere completa e vera la Democrazia in quelle Nazioni è ancora non completo e necessita di un lungo lavorio temporale;
• Secondariamente, si ha netta la sensazione di un’incapacità di vivere questo mondo “aperto” con il risultato di evidenziare una diacronia fra passato e presente.
L’azione dei movimenti nazionalisti, quindi, si svolge su tre livelli:
1. Creazione di un nemico, per vettorializzare il succitato stato d’animo verso uno scopo;
2. Recupero del senso della tradizione nazionale, per fornire il quadro strategico per l’azione;
3. Demonizzazione della c.d. “globalizzazione” e della modernità per contestualizzare nel presente l’azione.
VII. Quali le basi ideologiche del Nazionalismo dell’Europa dell’Est. Molti svolgono su questo fronte un’analisi spesso affrettata e ipocrita. Il discorso si chiude affermando che tutto si basa su un legame diretto con il Nazismo e il Fascismo. Questa affermazione è in parte veritiera, ma incompleta. Il background del Nazionalismo dell’Europa orientale è molto più complesso e strutturato. Possiamo notare:
• Il recupero della tradizionalismo cattolico e ortodosso;
• L’esoterismo collegandosi, ad esempio, alla figura della medium russa Elena Blavatskij (vero nome Elena Petrovna Hahn, 1831-1891);
• L’ anarchismo comunista di Petr Alekseevič Kropotkin (1842-1921), allievo di Michail Alexandrovič Bakunin (1814-1876);
• Il ritorno alle fonti pagane e pre-cristiane delle Nazioni dell’Europa orientale;
• L’amplificazione del sentimento nazional-popolare tipico del Comunismo di derivazione stalinista.
Quindi, come si vede l’analisi è molto più complessa. Anzi, dimostra insospettate forme di confluenza fra opposte ideologie che poi formano l’humus culturale dei movimenti nazionalisti e il loro modello di azione! E’ chiaro che le caratteristiche indicate siano solo una sommatoria di sintesi perché:
• Ogni Nazione esprime un suo modello di Nazionalismo;
• Ogni movimento nazionalista ha il suo background che lo differisce dagli altri;
• Ogni Nazionalismo è il frutto di una propria dinamica storica e di precipue caratteristiche originali e personali.
VIII. Pertanto, a seguito del succitato crollo del muro di Berlino del 1989 e nel corso degli anni novanta si sono formati molti movimenti nazionalisti che hanno alcuni caratteri in comune:
A. Struttura verticista e tetragona;
B. Buone capacità organizzative e di mobilitazione;
C. Soddisfacente livello di coordinamento internazionale;
D. Ottima conoscenza delle tecniche di comunicazione;
E. Uso sapiente delle fobie nascoste delle popolazioni;
F. Utilizzo delle moderne tecnologie informatiche.
Nel corso di questo articolo non si analizzerà la situazione di ogni paese per evitare una inutile dispersione nozionistica, mentre, per ovvi motivi, non è facile entrare in contatto con questi movimenti nazionalisti. Né tanto meno mi soffermerò sulla storia passata occupandomi solo della situazione del presente. Unica eccezione sarà rappresentata dal contributo in riferimento al Nazionalismo romeno per via della particolare figura di Corneliu Zelea Codreanu (vero nome Cornelius Zelinski Codreanu, 1899-1938).
Di conseguenza, porrò l’attenzione su quattro modelli di Nazionalismo operanti nei paesi dell’est. Mi riferisco a: Polonia, Romania, Russia e Serbia.
Chiusa questa dovuta premessa procedurale, iniziamo a stilare un profilo di alcuni esemplari esperienze di Nazionalismo nei paesi dell’est europeo partendo da quello polacco.
- Narodowe Odrodzenie Polski
A. Nazionalismo Polacco
IX. La vittoria del Partito Legge e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość) dei gemelli Kaczynski, Lech (Presidente della Polonia, n. 1949) e Jaroslaw (Primo Ministro, n. 1949), ha determinato profondi cambiamenti nell’attuale Polonia. Tale vittoria può essere letta su due livelli:
• Reazione alle politiche neo-liberiste adottate nel corso della presidenza di Aleksander Kwasniewski (Presidente della Polonia dal 1995 al 2005);
• Spaccatura trasversale della società polacca fra istanze progressiste (la città) e istanze conservatrici (la campagna).
Da qui la netta sensazione che la Polonia stia vivendo una stagione particolare della sua recente storia. Ecco brevemente perché. Il Partito Legge e Giustizia si prefigge di intraprendere un processo di restaurazione dei valori più autentici della Nazione polacca. Ciò è reso possibile dalla volontà del Partito Legge e Giustizia di assumere il ruolo di erede del Partito dei Contadini che aveva svolto una funzione preponderante nella Polonia della prima metà del secolo scorso. Questo ruolo è amplificato maggiormente dalla presenza nel Governo polacco di esponenti di partiti ultra-conservatori e nazionalisti, anche se alcuni di essi sono stati di recente estromessi. Il ruolo prefissato dal Partito Legge e Giustizia significa:
• Lotta contro il passato comunista di buona parte dell’opposizione;
• Marginalizzazione degli omosessuali e di chiunque è diverso;
• Polemica accesa contro Germania e Russia;
• Avversione per il processo di costituzione di un’Unione Europea più coesa.
Per realizzare questo progetto si è assistito a un recupero delle tradizioni sacre del Nazionalismo polacco. Tradizioni che hanno nel Cattolicesimo e nel mondo contadino i propri capisaldi. Su questi due pilastri il Partito Legge e Giustizia ha costruito la propria azione che è di rigetto della modernità rappresentata dal neo-liberismo in campo economico e dallo spirito progressista tipico delle città polacche. Questa azione ha fatto si che si rinforzassero i partiti ultra-conservatori e nazionalisti come la Lega della Famiglia Polacca (Liga Polskich Rodzin) sorta nel 2001. Spesso questi partiti hanno sviluppato dei rapporti di collaborazione con movimenti neonazisti e xenofobi, è il caso del Młodzież Wszechpolska, che sono serviti da stimolatori delle istanze più conservatrici e timorose verso la modernità della società polacca. Si evocano, in breve, dei fantasmi per giustificare provvedimenti legislativi che si inseriscono in un più ampio quadro di forte conservatorismo.
La particolarità del Nazionalismo polacco risiede nel fatto che questo ultimo tende a considerare la politica e il governo della Nazione sue variabili dipendenti. Infatti, se ci fate caso, a parte il regime “ad personam” di Aleksandr Lukašenko (n. 1954), nessun Stato dell’Europa dell’Est è così pervaso da evidente Nazionalismo come la Polonia. Un caso lampante di sentimento pre-politico, questo è il Nazionalismo, che informa a sé lo spirito del Governo prevaricando il principio di laicità dello Stato.
- Corneliu Zelea Codreanu
B. Nazionalismo Romeno
X. Il Nazionalismo in Romania ha un solo nome Corneliu Zelea Codreanu, considerato come uno dei padri del Nazionalismo europeo contemporaneo. Il suo pensiero, seppur a quasi 70 anni dalla sua morte, è più che mai vivo. Perché Corneliu Zelea Codreanu è così importante? Per aver fondato un Nazionalismo misticheggiante denominato Miscarii Legionare, ossia Conoscenza del Legionario. Le basi ideologiche di questo movimento vanno cercate nell’ideologia iper-nazionalista della Chiesa Ortodossa Romena che professa il costante rispetto delle più autentiche tradizioni romene e la tutela dell’integrità della Nazione romena da qualsiasi contatto con altre razze. Fra l’altro la Chiesa Ortodossa Romena professa il progetto della Grande Romania per l’assunto secondo il quale esiste una numerosa comunità romena non risedente nella Nazione Madre. Da qui la necessità di inserire nel territorio nazionale queste comunità romene disperse in Macedonia, Albania, Moldovia e Bulgaria.
Strumento di attuazione della Miscarii Legionare è il movimento denominato Legione dell’Arcangelo Michele (Legiunea Arhangehelului Mihail) fondato nel 1923. Arcangelo Michele perché è l’Arcangelo guerriero difensore della Fede. Pertanto, questa figura è speculare agli interessi nazionalistici del movimento fondato da Corneliu Zelea Codreanu. Tale movimento si chiamò anche Guardie di Ferro (Garda de Fier) a partire dal 1930, per inciso rappresentava il braccio operativo della Legione, mentre nel 1936 viene fondato il braccio politico denominato Totul pentru Tara (Tutto per la Patria). Corneliu Zelea Codreanu viene ucciso nel 1938 da emissari dell’allora Ministro degli Interni Armand Calinescu (1893-1939) su istigazione del Re Carlo II° (1893-1953). Armand Calinescu fu ucciso a sua volta dall’erede di Corneliu Zelea Codreanu, ossia Horia Sima (1906-1993) divenuto nel frattempo Vice Primo Ministro nel governo iper-nazionalsita e filo-nazista di Ion Antonescu (1882-1946).
Questo assassinio fa di Corneliu Zelea Codreanu un autentico mito per tutto il movimento nazionalista europeo e la sua eredità è molto pesante nell’attuale panorama politico della Romania. Infatti, nel corso degli anni novanta si formano due movimenti nazionalisti:
1. Uno per così dire legale ed istituzionale. Il Partidul Romania Mare (Partito della Grande Romania) fondato da Corneliu Vadim Tudor (n. 1949) che durante la dittatura di Niculae Ceausescu (1918-1989) faceva parte dell’entourage del poeta Eugen Barbu (1924-1993), noto per essere un agiografo del regime! Il Nazionalismo di destra che assume elementi del Nazionalismo di sinistra… Nelle ultime elezione avvenute nel 2004 ha ottenuto ben il 11,5% dei voti. Suo obiettivo è riportare la Romania al pieno rispetto delle tradizioni e a bloccare tutte le riforme liberiste portate avanti dalla Romania per aderire all’Unione Europea;
2. Un altro inserito nel quadro europeo del nazionalismo più estremo. Mi riferisco a Noua Dreapta (Nuova Destra) fondato nel 2000 e il cui leader è Tudor Ionescu (n. 1978). Mentre, a parole, il Partito della Grande Romania ha in parte riveduto le sue posizioni in riferimento alle minoranze sociali ed etniche, il movimento Noua Dreapta è dichiaratamente razzista e professa la resistenza attiva contro ogni forma di modernità considerata sintome del decadimento della Nazione romena. Questo movimento è inserito nell’alleanza iper-nazionalista del Fronte Nazionale Europe di cui fa parte l’italiano Forza Nuova.
Il Nazionalismo romeno si considera chiamato a una missione di novella evangelizzazione della Nazione romena sottoposta agli attacchi di una sempre più accentuata modernizzazione. Tale Nazionalismo ha pochi eguali in Europa in quanto autoctono, autocratico e in possesso di un corpus ideologico di notevole spessore. Corpus ideologico provveduto da una storia culturale romena tenacemente nazionalista e in cui la Chiesa Ortodossa ha svolto un ruolo basilare. L’attrazione nei confronti del mondo culturale della Romania del primo novecento fu sì straordinaria che buona parte di esso aderì fervidamente al movimento fondato da Corneliu Zelea Codreanu, un nome su tutti Eugene Ionescu (1909-1994). Proprio per questo, il movimento Noua Dreapta che incarna il nuovo iper-nazionalismo romeno è sempre più considerato come una nave scuola per una moltitudine di movimenti nazionalisti operanti nell’Europa dell’Est.
- Pamyat
C. Nazionalismo Russo
XI. Belovoyde (Paese Bianco) è l’item culturale che informa il Nazionalismo russo. Per la Chiesa Ortodossa Russa il Belovoyde è la terra promessa che è per sua stessa natura da identificare nella Russia. La Russia, pertanto, come terra promessa e come terra eletta da Dio. Da ciò la superiorità del popolo russo rispetto agli altri e il lascito di difenderla da ogni assalto straniero. Al contrario, per gli esoteristi, il Belovoyde era la sede del Regno dello Xembala dove regna imperituro il c.d. “Re del Mondo”. In questa accezione si nota una metafora nazionalista di auspicio sul come dovrebbe essere il futuro della Russia. Altro elemento interessante è la figura del Re del Mondo mediante la quale si ricostruisce una transitività storica dallo zarismo al comunismo nella persona del leader. Prima, lo Zar dopo il capo del Pcus. Belovoyde, per certi versi, come “altro modo” per dire Grande Madre Russia. Scopo ultimo di tutto il Nazionalismo russo.
Su questi basi ideologiche si struttura un complesso e variegato panorama di movimenti e partiti nazionalisti che hanno alcuni punti in comune, i seguenti:
• Fortissimo spirito xenofobo;
• Violenta avversione contro il capitalismo in quanto espressione del Giudaismo.
Alcuni di essi sono riusciti ad ottenere una rappresentanza in parlamento come il Rodina, il Partito Comunista della Federazione Russa diretto da Gennady Zyuganov (n. 1946) e il Partito Liberal Democratico della Russia di Vladimir Zhirinovskiy (n. 1946). Da notare che Vladimir Zhirinovskiy riconobbe l’esistenza storica dello Stato della Padania!
Oltre a questi partiti che rappresentano la faccia legale e alla luce del sole del nazionalismo ve ne sono parecchi altri molto più pericolosi e subdoli. Questi gruppi sono di tre tipi essenzialmente:
1. Gruppi di ispirazione Ortodossa. Ad esempio, il movimento ultra-nazionalista Pamyat fautore delle radici ortodosse della civiltà russa. Movimento espressione di circoli ultra-reazionari e razzisti sempre più numerosi e violenti in una Russia lanciata verso uno sfrenato stato di capitalismo oligarca;
2. Gruppi di ispirazione anarchica con forti contaminazioni comuniste e naziste. Ad esempio, il Partito Nazional-Bolscevico con il suo antagonismo “no global” sintesi di elementi skinhead e bolscevichi;
3. Gruppi prettamente nazisti. Ad esempio, il Russian National Socialist Party che sviluppa una tipologia di attitudine e di azione mediata dall’immaginario nazista e fascistoide.
Il dato più preoccupante è, comunque, un altro. Si riferisce alla medesima figura del Presidente della Federazione Russa. Vladimir Putin (n. 1952) appare sempre più condizionato da questo insieme di gruppi, movimenti e partiti nazionalisti. Infatti, non si spiegherebbe lo scivolamento verso una sorte di destra anti-storica professata dal Presidente russo da un paio di anni a questa parte. In totale opposizione al Vladimir Putin più liberista e più aperto al dialogo internazionale degli inizi del secolo. Questo da vita ad un ibrido di liberalismo di Stato (?) nel campo delle libertà economiche e a un deciso ritorno a un ossessionate stato di polizia in riferimento alle libertà sociali. Un ibrido dove “coesistono” interessi liberali, statali (Gazprom su tutti), ultra-nazionalisti e certe tonalità mediate dal buon vecchio Pcus.
Certamente, quanto sta accadendo in Russia appare preoccupante in quanto una Russia dal sicuro avviamento a una Democrazia compiuta avrebbe rappresentato un elemento di equilibrio nel complesso scacchiere eurasiatico.
- Vojislav Seselj
D. Nazionalismo Serbo
XII. Il Nazionalismo in Serbia è diretta conseguenza del drammatico processo di disgregazione che ha investito la Federazione Jugoslava nel corso degli anni novanta. E i suoi effetti si fanno ancora sentire in Kosovo. Questo processo di disgregazione ha causato un effettivo isolamento della Serbia nello scacchiere internazionale con il dilagare di una netta sensazione di accerchiamento. Da qui l’insorgenza di un Nazionalismo disperato, sanguinario e violento.
In realtà vi sono stati due tipi di Nazionalismo in Serbia: uno interno al Partito Comunista Serbo dove leader assoluto era Slobodan Milosevic (1941-2006) ed un altro esterno ad esso impersonato da Vojislav Seselj (n. 1954). Queste due personalità hanno dettato l’agenda storica della Serbia degli ultimi venti anni.
Quando nasce il Nazionalismo serbo? Si indica usualmente il 24 settembre 1986, quando il quotidiano belgradese Večernje Novosti pubblica alcune parti di un documento noto come il Memorandum dell’Accademia Serba delle Scienze. In questo testo, redatto da intellettuali serbi guidati dal romanziere Dobrica Ćosić (n. 1921), si elabora un atto di accusa contro Tito (1892-1980), accusato di attività antiserba, e si descrive un progetto di completa eliminazione etnica dei Serbi dal Kosovo. Il testo è pericolosissimo per la stabilità della zona e tutta l’elite serba, a partire dal presidente Ivan Stambolić (1936-2000), ne prende le distanze. L’unico a mantenere il silenzio e a non commentare il memorandum è Slobodan Milosevic. Da questa data in poi il Partito Comunista Serbo inizierà una deriva nazionalista che incendierà tutta la regione e il cui ispiratore è Slobodan Milosevic.
Tuttavia, c’è un altro Nazionalismo per così dire esterno al Partito Comunista Serbo. E’ un Nazionalismo che parte dall’esperienza sanguinaria del movimento degli Ustascia alleati dei nazisti nello scacchiere jugoslavo nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Per assurdo il movimento degli Ustascia fondato nel 1861 era un movimento che professava il Nazionalismo croato e si opponeva alla creazione di uno Stato Jugoslavo perché sarebbe stato dominato dai serbi! Infatti, si professava lo sterminio di un terzo dei serbi, l’espulsione di un altro terzo dai Balcani e la conversione del restante terzo al Cattolicesimo. Leader degli Ustascia nel corso del secondo conflitto mondiale era Ante Pavelic (1889-1959). Vojislav Seselj effettuò nel corso degli anni ottanta un’astuta operazione di “maquillage” ideologico del pensiero politico degli Ustascia capovolgendone i termini: doveva diventare strumento del Nazionalismo serbo e combattere tutte le etnie che fino ad allora facevano parte della Jugoslavia. Nel corso degli ultimi anni Vojislav Seselj ha fondato un Partito, il Partito Radicale Serbo, che è presente in Parlamento e gioca un ruolo fondamentale nella vita sociale e politica della Repubblica di Serbia.
La conseguenza fu un’alleanza quasi sempre molto conflittuale fra Slobodan Milosevic e Vojislav Seselj. Da questa “entente” si originarono tutti gli orrori della recente storia dei territori della ex-Jugoslavia. Gli effetti furono piani tesi all’annichilimento delle altre etnie e di appoggio a chiunque era sodale con il Nazionalismo serbo, ma non era di etnia serba. Mi riferisco a Radovan Karadžić (uomo politico serbo-bosniaco, n. 1945) e Ratko Mladić (generale serbo-bosniaco, n. 1943). I risultati furono devastanti e drammatici. La ex-Jugoslavia fu oggetto delle più sanguinose pulizie etniche che l’Europa abbia mai vissuto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale!
XIII. Il mio articolo sul Nazionalismo nei paesi dell’Europa dell’Est giunge al suo termine. Ho cercato di dare il massimo delle informazioni in modo ordinato e semplice al fine di stimolare l’interattività del lettore. Se ci dovessero essere delle lacune vi prego di segnalarmele in quanto mi piacerebbe generare un fattivo dialogo con voi cari lettori su un tema di preminente attualità.
Sono convinto che il Nazionalismo, come si sta delineando nell’Europa dell’Est, non sia un fattore di crescita democratica e sia un pericoloso ritorno a un passato che vorremmo non vivere nuovamente. Io avanzo due umili proposte per ovviare a ciò: prima di tutto, creare occasioni di dialogo fra i vari popoli d’Europa; e secondariamente, credere nell’Europa unita quale unico vero argine a ideologie atte all’offesa della dignità dell’uomo.
Buona lettura e AD MAIORA!
A p p e n d i c i :
1. Elenco movimenti nazionalisti dell’Europa dell’Est e relativo sito internet (ove disponibile):
• Bulgaria:
• Lettonia:
Latvijas Nacionāli Demokrātiskā Partija;
• Lituania:
Lietuvos nacionaldemokratų partija.
• Polonia:
Folk & Faith (sede negli Stati Uniti d’America).
• Romania:
Miscarii Legionare (sito di informazione sulla storia del Nazionalismo romeno);
Corneliu Zelea Codreanu (sito riguardante la principale figura di riferimento dell’intero movimento nazionalista europeo assieme allo spagnolo Jose Antonio Primo de Rivera [1903-1936]).
• Russia:
Partito Comunista della Federazione Russa;
Partito Liberal Democratico della Russia;
Russian National Socialist Party;
Russian Rebirth;
Fronte Nazional-Bolscevico (nato da una scissione del Partito Nazional-Bolscevico);
Evrazijskij Sojuz Molodëži (accordo strategico con il Fronte Nazional-Bolscevico).
• Serbia:
Vojislav Seselj (sito riguardante il leader del Partito Radicale Serbo Vojislav Seselj).
• Slovacchia:
2. Link ad articoli che dibattono di Nazionalismo e dei fenomeni nazionalisti nell‘Europa dell‘Est:
• in italiano
Articolo sull‘influenza esercitata dai movimenti nazionalisti russi sull‘azione di Putin IlSole24ore;
Articolo sul Nazionalismo polacco Quadrante Europa;
Articolo sul Nazionalismo xenofobo russo Peacereporter;
Articolo sui rapporti fra Slobodan Milosevic e Vojislav Seselj Osservatorio sui Balcani;
Saggio sul Nazionalismo Pietro Scarduelli - Fonte: http://www.storia900bivc.it sito dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli" e “l’impegno”, a. XXII, nuova serie, n. 1, giugno 2002.
• in inglese
Saggio sul Nazionalismo nei paesi dell‘Europa dell‘Est German Law Journal;
Saggio sulla strategia geopolitica del Nazionalismo russo Mark A. Smith;
Saggio sullo sviluppo del moderno Nazionalismo europeo Serbianna.
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L’autore dell’articolo (Emanuele Gentile) ha ricevuto questa e-mail in data 14.02.2007:
Da: ISRSC-BIVC [istituto@storia900bivc.it] Inviato: venerdì 14 settembre 2007 10.10 A: emanuelegentile@sicilyonline.it Oggetto: link articolo
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli "Cino Moscatelli" Aderente all’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia "Ferruccio Parri" 13019 Varallo - via D’Adda, 6 - tel. 0163-52005; fax 0163-562289 istituto@storia900bivc.it http://www.storia900bivc.it
Egr. dott. Gentile,
abbiamo segnalato l’articolo sui movimenti nazionalisti nell’Europa dell’Est nella pagina del nostro sito dedicata alla sitografia sul nazionalismo, all’indirizzo www.storia900bivc.it/pagine/strumenti/sitografianazionalismi.html.
Con i migliori saluti.
La segreteria