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Abbiamo già oltrepassato il punto di non ritorno

Pubblicato il 28 gennaio 2016 sul blog di Vision

di Emanuele G. - giovedì 28 gennaio 2016 - 3460 letture

Guardiamo in faccia la realtà. Senza infingimenti. Senza ipocrisie. Senza armamentari ideologici. La risposta che dobbiamo porci a questo punto è la seguente: ABBIAMO GIA’ OLTREPASSATO IL PUNTO DI NON RITORNO?

Per dovere di sintesi, C’E’ ANCORA L’EUROPA OPPURE NO?

E’ una domanda lecita alla luce dei gravi fatti che stanno dilaniando – è proprio il caso di affermarlo – il tessuto connettivo di un continente che un tempo voleva l’unità, ma che oggi scopre che quelle motivazioni all’unità sono evaporate e sublimate. Si percepisce di essere alla vigilia di un rompete le righe su tutti i fronti. Lo ha ammesso pubblicamente qualche giorno fa il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Passiamo in rassegna i c.d. “cahiers de doléances” aperti. Questione sicurezza. Prendendo a pretesto la minaccia jihadista da più parti si auspica di buttare alle ortiche il Trattato di Shengen bloccando per almeno due parti. La più semplice delle soluzioni, purtroppo… Scusate, ma il sogno dei padri fondatori dell’Unione Europea non era quello della libera mobilità delle persone in seno ai paesi facenti parte della predetta Unione? Solo assicurando tale mobilità l’Europa Unita ha un senso perché la mobilità cementa la creazione di un comune sentire europeista. Questione immigrati. Non si era deciso di suddividere gli immigrati che entravano in Europa dai Balcani/Grecia e Italia? I risultati sono al dir poco deludenti. Fino ad oggi appena 280 immigrati sono stati portati via da Grecia e Italia con destinazione altri paesi comunitari. A fronte di una cifra programmata di ben 180.000 immigrati! Che ipocrisia, dunque, la parola immigrazione. Per non parlare dell’atteggiamento ondivago di troppi paesi. Aprono. Chiudono. Riaprono con condizioni. Richiudono. E così via dicendo. Bel biglietto da visita per un’Europa da tempo “faro della civiltà mondiale” in crisi. Questione involuzione democratica. Da tempo si assiste a una pericolosa involuzione democratica nell’intero continente. Prima abbiamo avuto il caso Ungheria. Ora le preoccupazioni giungono dalla Polonia. In questi paesi si sta disegnando un’Europa che non ha nulla a che vedere con i patti costitutivi dell’Unione Europea. Ammorbidimento della separazione dei poteri. Asservimento degli organi di stampa ai voleri del Governo. Riduzione delle libertà sindacali. Prevalenza dell’aspetto etnico nelle dinamiche sociali. Restringimento delle forme di partecipazione popolare. Mi pare che qualcuno in Europa vuole un continente simile a quello che precedette la Seconda Guerra Mondiale. Questione euro. Doveva diventare un volano prezioso per spingere ulteriormente il vecchio continente ad unirsi. Ora si ragiona, non in maniera ufficiale bensì carsica, per cercare di allentare questa camicia di forza denominata “euro”. A tal punto che la Croazia ha deciso di posporre l’entrata nel sistema euro. Con l’euro l’Unione Europea si è giocato il proprio avvenire. Si è cominciato con una moneta, mentre si doveva partire dalla creazione di vari pilastri fondamentali – politica estera europea, politica fiscale europea, politica comune di difesa, politica del cittadino europeo, politica della formazione – per poi innestare la moneta unica europea. Come potete notare questi “cahiers de doléances” rassomigliano a un macigno in grado di annichilire qualsiasi progetto di reale unione europea. Unione europea che i fatti ci dicono non esistere. Allora siamo sicuri di NON AVER GIA’ OLTREPASSATO IL PUNTO DI NON RITORNO? Un chiarimento diventa un imperativo morale necessario. Così non si può più andare innanzi.

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