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A tempo di musica

Il richiamo irresistibile di un carillon, al quale nessuno riesce a resistere.

di Piero Buscemi - martedì 20 novembre 2018 - 4030 letture

Il signor Mario fa il custode e la guida presso la mostra permanente dei carillon della collezione Salierno, ospitata presso la Villa Fiorentino di Sorrento. Ti accoglie con la parsimonia e la gentilezza dei modi che gli artisti di un tempo sapevano donare, come a dover ricambiare nei gesti gli apprezzamenti di stupore dei loro clienti occasionali, davanti a quella espressione di creatività e manualità, ormai scomparsa del tutto con la modernità.

Non si può se non seguirlo, magari dopo esseri fatti abbagliare dalla mostra di turno dedicata a qualche pittore del passato o del presente - recenti le mostre sulle opere di Kalyuta e Bacon - e lo si fa quasi ipnotizzati dal suo andare lento e silenzioso. Lui ti porta nelle sue stanze segrete, poste al piano inferiore dell’atrio di ingresso della Villa Fiorentino.

Docilmente, quasi a sentirsi in colpa per quella invadenza, si accede ad un mondo sconosciuto, di altri tempi, sognato in qualche vecchio sceneggiato televisivo o, ormai molto raramente, ammirato in qualche piazza di paese, tra quelli più sperduti e sconosciuti del nostro Paese. Oppure in qualche viaggio prenatalizio, a ricercare le nostre orme dell’infanzia, tra bancarelle made in China e, se fortunati, tra i piccoli opifici annebbiati da una luce fioca e da una stanchezza giustificata, pronta a consegnarci un’immagine color seppia che ci possa dettare, ancora una volta, un ritmo vitale più accomodante. Quello che abbiamo perso l’abitudine di ascoltare, tralasciando e sfuggendo i particolari delle piccole cose che nessuna tecnologia potrà mai riprodurre fedelmente.

Con il signor Mario non si corre questo rischio. La sua stessa figura di uomo vissuto tra le cose semplici della sua gioventù non ce lo consentirebbe. La voce pacata, le spiegazioni quasi sillabate per paura di tralasciare qualsiasi dettaglio importante per la sua personale ricostruzione dell’arte di confezionare quegli oggetti preziosi, che giustificano un’intera vita. Un luccichio d’orgoglio illumina il visitatore, mentre il signor Mario, come ogni "napoletano" doc ha nella sua cultura millenaria questa indole descrittiva, sembra raccontarci una favola. Una di quelle che non hanno mai avuto il compito di addormentarci, piuttosto di risvegliare i sogni dagli angoli più tetri della nostra mente.

La gesticolazione a disegnare il racconto, come un attore di teatro non riuscirebbe meglio. La parlata dotta ma tradizionale, con le sue espressioni che non potrebbero lasciare alcun dubbio sulle sue origini. E poi le sue mani, candide di un lavoro di "fatica", come lo stesso dialetto traduce. Quelle mani che hanno saputo incidere, modellare, incollare e custodire quelle tracce musicali del passato.

Il signor Mario ha raccolto l’eredità della tradizione partenopea, che tante piccole e grandi opere d’arte ha consegnato ai posteri. Sembra una storia da libro Cuore, quella che ci racconta, mostrando i carillon realizzati nelle officine artigianali d’Europa. L’amico Enrico Salierno, originario di Sorrento, che parte a cercare fortuna per gli Stati Uniti, negli anni ’60, trasferendo oltre oceano la sua maestria nel confezionamento dei mobiletti di legno intarsiato, nei quali venivano montati questi miracolosi marchingegni che, meccanicamente, componevano le melodie classiche della tradizione napoletana.

Dopo quaranta anni, Salierno, ormai in pensione, contattò l’amico rimasto in patria, per realizzare il trasferimento a Sorrento della sua collezione privata di carillon, da lui stesso realizzati e altri provenienti dagli opifici di varie parti del mondo. Il sogno di Salierno, nel frattempo deceduto, si è realizzato in questa mostra permanente, ospitata appunto dalla Fondazione Sorrento.

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Carillon

Ascoltare le musiche del passato, attraverso queste incredibili creazioni dell’ingegno umano, selezionate tra le opere classiche di Mozart, Verdi o, addirittura, la colonna sonora del film Evita, che restituiscono all’ascoltatore una purezza onirica di un suono più naturale e meno freddo degli attuali sistemi di riproduzione, ci immerge in un recente passato, dal quale le nuove generazioni meriterebbero di essere coinvolte. La mostra è gratuita, ma come nelle migliori tradizioni del posto, è gradita la mancia per il guaglione ottantenne, che vi accompagnerà in questo viaggio senza tempo.


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